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Ascoltare per ripartire, ovvero, ripartire dall’ascolto. Niente di più scontato - si potrebbe dire - ma solo in apparenza. La nostra capacità recettiva, sollecitata senza interruzione da stimoli e messaggi che ci arrivano da ogni direzione, è sottoposta ad uno stress che, col tempo e con l’usura, rischia di rimanerne gravemente compromessa.

Sentire, vedere, leggere, incontrare, correre, in un crescendo frenetico che porta tante azioni dell’uomo a non essere più umane. Quando siamo espropriati dalla consapevolezza del “qui ed ora”, quando la parola pronunciata non procede più dal centro della persona, quando quella ascoltata non raggiunge più il “cuore”, allora il processo di “disumanizzazione” rischia di diventare irreversibile.

E c’è di più, purtroppo. E questa volta il richiamo al Vangelo è d’obbligo: “... il cuore di questo popolo è diventato insensibile, son diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi...” (Mt 13,15). È uno dei casi in cui Gesù vede compiersi una delle profezie di Isaia, ma questa volta in negativo. Chi avrebbe tutto l’interesse ad aprire bene occhi e orecchi per accogliere una buona notizia, un annuncio di salvezza, preferisce invece arroccarsi in difesa delle posizioni raggiunte per non essere costretto a convertirsi, a cambiare stile di vita. Questo atteggiamento di chiusura o di sospetto verso Colui che non si stanca di tendere una mano e di parlarci del Padre continua ancora oggi a trovare molti adepti, a diffondersi su larga scala, fino a diventare quasi generalizzato.

Anche le nostre comunità cristiane, che pure dovrebbero essere nate dall’ascolto della Parola e dalla conversione ad essa, stentano molto a ridare significato alle parole e ai gesti della vita di ogni giorno alla luce della Parola ascoltata. L’origine di parole e gesti comuni, anche tra noi credenti, sembra più facilmente rintracciabile nelle parole e nei gesti di quelli che hanno compreso come catturare il consenso della gente che nelle Parole di vita eterna così come risuonano dalle Sacre Scritture. Anche tra noi credenti sembra trovare più seguaci l’audience che l’ascolto...

Da dove ripartire allora per fare il punto della situazione se non da una rinnovata disponibilità ad ascoltare e ad ascoltarci? Come pensare di essere in grado di “fare discernimento” senza la luce della Parola? Come la luce che, irrompendo in una stanza buia, ridà contorno e spessore alle cose lì collocate, così la Parola della vita, penetrando nel cuore degli uomini, ridona significato a ciò che sembrava averlo perso e capacità di orientamento a coloro che si erano smarriti o persi del tutto.

Riattivare ad ogni livello la capacità di ascolto, di un ascolto vero e sincero, profondo e libero, anzi, liberante: ecco la bussola per orientarci e per scoprire insieme la strada che il Signore ci sta aprendo in un mondo in cui avanza una desertificazione spirituale senza precedenti, non meno pericolosa del passaggio attraverso il Mar Rosso di biblica memoria.

Reimparare ad ascoltare la voce, anzi il grido, che sale dall’umanità sofferente, dall’ambiente naturale ferito a morte, dai poveri e dalla povertà dai mille volti che ci interpella da ogni parte. Tornare ad ascoltare anche il nostro cuore, al quale spesso imponiamo un silenzio quasi violento, per impedirgli di reclamare il suo immenso bisogno di amore, di un amore da donare largamente e gratuitamente, prima ancora che da ricevere o da mendicare.

Ma cosa accadrà se torniamo ad ascoltare e ad ascoltarci? Forse potremo scoprire che i bisogni veri e urgenti nascosti nel cuore di ogni uomo e di ogni donna, di ogni bambino e di ogni anziano, finiscono per assomigliarsi tra loro, forse sono gli stessi che agitano le notti di tanti... Scopriremo, probabilmente, che anche i desideri si assomigliano, che ci accomunano desideri profondi e autentici non meno che i bisogni urgenti. Colmi di meraviglia, potremo scoprire, infine, che i nostri desideri - quando sono davvero espressione di una nostalgia, di un richiamo che proviene da molto lontano - non si discostano molto dai desideri di Dio per noi, per ciascuno dei suoi figli e per tutti i figli contemporaneamente. Questo desiderio di Dio e nostro potrà prendere di volta in volta il nome di amicizia, fraternità, figliolanza, libertà, verità, amore...

Quando i nostri desideri si incontreranno con i desideri di Dio sarà già sorta l’alba di un mondo nuovo.

 

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