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Con l’intronizzazione sul tosello realizzato dalla ditta di Mauro Piergiovanni da Molfetta (LEGGI) dei simulacri dei patroni della città e della Chiesa di Lecce, i Santi Oronzo, Giusto e Fortunato, entrano ormai nel vivo le celebrazioni religiose che ci accompagneranno fino al 27 agosto.

 

 

L’intronizzazione è avvenuta ieri sera grazie alla generosità, all’ingegno e alla forza delle braccia del gruppo dei portatori di statue con il coordinamento del sagrestano della cattedrale, Gianni Pedone.

Domani sera, dunque, in concomitanza con la solennità dell’Assunzione di Maria Vergine al cielo, titolare della chiesa cattedrale (LEGGI) avrà inizio l’Undena, undici giorni di preparazione alla festa che ricordano, secondo la tradizione, gli undici giorni di prigionia di Oronzo e Fortunato nelle galere romane, nel luogo dove ora sorge, a Lecce, in Via Idomeneo, a due passi da Porta Napoli, la chiesa di Santa Maria della Nova.

Ogni mattina alle 8,30 la celebrazione delle Lodi Mattutine Capitolari, la sera, invece, alle 19, la santa messa con la riflessione omiletica dell’arcivescovo Michele Seccia e con la partecipazione, secondo turni già stabiliti (LEGGI SOTTO LOCANDINA DEDICATA), delle comunità parrocchiali della città. Al termine l’adorazione eucaristica.

Anche i lettori di Portalecce, a partire da domani, nella rubrica “Ave Oronti”, potranno vivere l’Undena grazie alle “pillole quotidiane” sul culto oronziano curate dall’esperto Andrea Pino.

Ma torniamo alle tre statue intronizzate ieri sera. Un po’ di storia…

La statua argentea di Sant’Oronzo fu realizzata nel 1866 quale ex voto per lo scampato pericolo dell’epidemia di colera che colpì duramente il Sud Italia tra 1836 e il 1838 ed è opera degli scultori napoletani Francesco Citarella e Vincenzo Caruso, eseguita su progetto dell'artista leccese Antonio Maccagnani. e risulta gemella dell’effigie presente nella chiesa di Sant'Irene. Il martire indossa il prezioso piviale e viene raffigurato in atteggiamento estatico mentre offre al cielo le sue fatiche apostoliche, simboleggiate dal pastorale e dallo stemma civico della città di Lecce, sorretti da un putto.

La statua argentea è stata restaurata per l’ultima volta, nel 2022 da Mariana Cerfeda e Giuseppe Tritto (LEGGI).

Ben più antichi i busti dei Santi Giusto e Fortunato: risalgono alla fine del Seicento, sculture in legno ricoperte di argento e oro, sono opere dell’artista partenopeo Gaetano Patalano, attivo nella seconda metà del XVII sec. ed autore di soggetti sacri sparsi oggi in diverse città del Mezzogiorno. Scrive Andrea Pino: “Da alcuni documenti conservati nell’archivio diocesano è possibile datare i due busti al 1694. Sarebbero, quindi, stati realizzati durante l’episcopato di Michele Pignatelli. Come ricorda lo studioso Salvatore Luperto, le due statue colpiscono per la loro gestualità determinata, l’armonia del modellato, la cura degli intagli e l’eleganza della decorazione. San Giusto è ritratto in abito da tempi apostolici e in una tipica posa oratoria, impugna il crocifisso e leva l’indice della destra verso l’alto. San Fortunato appare invece con i tipici paludamenti da vescovo tridentino: reca con sé il pastorale e l’evangelario ed eleva la mano, guantata con una chiroteca, a benedire. Il suo volto, racchiuso dalla cuspide della mitria, appare raffinato ed assorto. Entrambe le statue sono poste su delle basi barocche elaborate in sinuose volute.

 

 

 

L’intronizzazione negli scatti di Arturo Caprioli

 

 

 

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