Ospite al Festival di Sanremo quest’anno è stato anche il Cantico dei cantici portato sul palco dell’Ariston da Roberto Benigni.
Celebrare in eurovisione la bellezza di un libro della Bibbia offre l’opportunità di dischiudere dinanzi a una platea vastissima un tesoro che ha impregnato la fede, l’arte e la cultura in Europa. Al tempo stesso, però, è un’operazione delicata che richiede cura e un’ermeneutica corretta.
Entusiasmante è stato il modo con cui Benigni ha introdotto il Cantico: l’ha definito “la più bella canzone d’amore”, “una meraviglia del cielo e dell’umanità”, “la vetta della poesia di tutti i tempi”, “il libro del desiderio, non del possesso”.
Dopo però ha insistito a più riprese sui riferimenti alla sessualità contenuti nel libro e ha proseguito con la lettura di alcuni passaggi del Cantico in una traduzione che lasciava poco spazio all’immaginazione.
Il Cantico, che è entrato nel canone biblico non “per distrazione” e che nessuno ha mai pensato di togliere dalla lista dei libri ispirati, parla sì di sessualità con una carica erotica molto forte, ma anche dell’amore come maturazione dell’eros e donazione totale di sé nell’essere per l’altro. Non si tratta del canto del libero amore, di un amore che si sottrae ad ogni regola o di amori estranei all’orizzonte biblico, ma dell’amore tra l’uomo e la donna. Questo, infatti, torna a palpitare in tutto il suo splendore nel Cantico dove la frattura inflitta alla relazione uomo-donna in Genesi 3 con il peccato (che vede il predominio dell’uomo sulla donna) viene superata attraverso una relazione riconciliata, un eros redento, dove al dominio si sostituisce la reciprocità della comunione, all’accusa il linguaggio della lode, al conflitto l’amore.
Il Cantico non è né solo poesia erotica, né testo che può prestarsi a letture angelicate. È un testo polisemico, aperto cioè a più significati, che ha un carattere sapienziale e una dimensione simbolica.
Nel corpo della persona amata si concentra tutta la meraviglia del creato. La persona nella sua identità sessuale manifesta un Altro, la creatura manifesta il Creatore. Lui e lei sono una coppia di innamorati che iniziano una lunga avventura che contempla la ricerca, l’unione, ma anche la “notte”, in un travagliato apprendistato dell’amore che richiede cura, attesa e fedeltà. Lui e lei sono anche “immagine di Dio” (Genesi 1,27) nella loro relazionalità amorevole e comunionale, miracolo che riscalda ancora il mondo accendendo in esso il fuoco divino.