Come trasformare in una opportunità l’esperienza ansiosa generata dalla presenza del virus, che gira quasi in tutto il mondo, al di là dei confini di ogni Stato?
In che modo stiamo vivendo l’invito a rallentare il passo, per poter custodire noi e gli altri? Come ci stiamo rendendo conto del grande dono dell’esistenza ricevuta dal Datore di ogni bene, per viverla integralmente, anche quando sperimentiamo la nostra fragilità? In questi giorni tutti siamo invitati a fissare la distanza di un metro l’uno dall’altro.
Ci siamo chiesti: dobbiamo rispettare un metro lineare o un metro quadrato? Se è un metro lineare rischiamo di guardare solo secondo una prospettiva, se quadrato avremo più possibilità di allargare gli orizzonti e renderci più conto in modo reale di chi ci sta vicino, non per difenderci, ma per divenire persone capaci di relazione.
Agganciati dalla frenesia dei contatti virtuali con tutto il mondo, spesso ignoriamo chi ci sta vicino, collocato ad un metro di distanza: non vediamo nessuno, non percepiamo la presenza dell’altro. In questo tempo ci sembra si sentir parlare per la prima volta dello spazio salutare, al di là della sua forma geometrica, che può intercorrere tra una persona e l’altra. Sembra che tutti siamo atterrati in questi giorni per la prima volta sulla terra e ci sentiamo incapaci di situarci in uno spazio dove ognuno riconosce la propria esistenza e quella dell’altro.
La gente è preoccupata e sta vivendo drammaticamente il disagio, perché causato da un evento che sfugge al controllo: in molti vanno in confusione. Abituati a prevedere e a conoscere anticipatamente tutto, ormai non riusciamo ad accettare che possa accadere qualcosa al di fuori della nostra portata.
Mentre alcuni individui sembrano quasi schizzati nei movimenti e si guardano attorno con sospetto, altri minimizzano a tal punto che si rifiutano di riconoscere il pericolo e, per esorcizzare la paura inconscia, negano l’evidenza, bypassando persino le restrizioni indicate per la custodia del bene comune.
E se scegliessimo di individuare e di accogliere la realtà così com’è, che comprende anche un’esperienza sgradevole da vivere, che cosa succederebbe? Probabilmente avremmo un contatto diverso con noi stessi e con gli altri: ci scopriremmo persone capaci di gestire con dignità la difficoltà generalizzata, di stare a distanza debita dall’altro, senza oltrepassare il confine fissato. Ad un metro di distanza si può decidere di rispettare la propria e altrui esistenza. Com’è difficile, a volte, fermarsi davanti alla persona che ci sta di fronte, occhi negli occhi, come accadde ad Adamo ed Eva, per riconoscere nella relazione il suo diritto di esistere.
In questi giorni non si sa come strutturare il tempo, come riempire i vuoti, in che modo vivere le relazioni ravvicinate e costanti con persone reali e non solo con quelle virtuali. Si ripresenta il “dilemma dei porcospini”(A. Schopenhauer), i quali, un giorno d’inverno, sentendo il bisogno di riscaldarsi, cercarono di avvicinarsi. Si accorsero, però, che la troppa vicinanza causava ferite a causa degli aculei, perciò si sforzarono più volte di trovare la giusta distanza che permettesse loro di riscaldarsi. Il contatto diretto con le persone di carne richiede anche a noi di trovare la distanza che custodisca la vita e, per far questo, occorre allenamento.
Dove sta Dio in tutto questo? Lo stiamo cercando? Come ci sta animando la fede, per vivere intensamente questo evento senza sentirci abbandonati da Lui? Dove abbiamo relegato la preghiera? Come valorizzare questo periodo per diventare sempre più persone umane capaci di vivere non solo per se stesse, ma per donarsi agli altri come ci ha insegnato Gesù?
In questo tempo di corsa planetaria attraverso i contatti virtuali, gli eventi della storia non determinati da algoritmi programmati, oggi ci interpellano: fermati, riprendi la tua vita tra le mani, ascolta il silenzio e il palpitare dell’esistenza, godi dei momenti di solitudine e ascolta Dio che ti parla, senti la terra sotto i piedi, godi del tuo esserci e dell’esserci degli altri, scopri di essere abitato dall’amore, chiediti che senso ha la tua vita, struttura il tempo vivendolo con te stesso, con gli altri, guarda le stelle, l’alba e il tramonto, vivi l’ordinarietà della vita, senti il profumo dell’altro, dei fiori, guarda e gioisci per la bellezza del creato, porta il tuo contributo responsabile all’umanità, per edificare la società dell’amore fondata sulla giustizia, sulla pace, sulla solidarietà, scopri nella tua vita la presenza di Dio che ti ama.
Accogliendo questa Quaresima alternativa come risorsa, possiamo scoprire il ritmo del tempo cadenzato costantemente dall’amore di Dio. Allora tutto acquista un senso, anche il virus che ci spinge a ritrovare i confini dell’esistenza abitata dallo Spirito, mentre riscopriamo la bellezza della vita in profondità e in relazione con gli altri.