La foto rimarrà una delle immagini più eloquenti di questa epidemia e del pontificato di Papa Francesco.
Che continua il suo ministero con la parola, ma forse ancor più con la testimonianza, semplice, immediata, spontanea.
È uscito inaspettatamente dal Vaticano, camminando umilmente da solo nella deserta via del Corso con il volto segnato dalla mortificazione per l’attuale epidemia.
Ed è andato a pregare presso due riferimenti molto significativi per lui e per il popolo romano: l’immagine della Vergine di S. Maria Maggiore, la “Salus populi romani”, presso la quale egli si è già recato oltre ottanta volte altre, e il Crocifisso miracoloso di San Marcellino al Corso, ricordato in particolare per aver liberato la capitale dalla peste nel 1522 e portato in Vaticano da Giovanni Paolo II nel Giubileo del 2000.
Come i tantissimi fedeli che in questi giorni si raccolgono oranti, invocando la protezione soprannaturale contro i mali fisici e spirituali nell’attuale momento di smarrimento, afflizione e morte.
Come le Chiese locali con le molteplici attività di preghiera che esprimono in modo innovativo la creatività pastorale e le diverse forme di operatività caritativa, continuando a manifestare l’amore fraterno e la vicinanza a tutti, a partire dagli “ultimi”.
Basti considerare le numerose proposte on line, con rosari, messe, video-riflessioni, catechesi youtube, proposte facebook, messaggi whatsapp… E quelle che la stessa Portalecce quotidianamente propone con impegno.
La foto di Papa Francesco rimarrà, allora, nella storia come l’immagine di una visita-messaggio, ricca di fede, speranza, fraternità, autentica e grande umanità.
Frutto di un cuore capace di conforto, sostegno per andare avanti, riconoscenza per gli operatori sanitari, le forze dell’ordine e i volontari.
Consapevole che malattia, paura e solitudine feriscono lo spirito, per cui egli ha “ringraziato anche tutti i sacerdoti, che con la creatività… pensano mille modi per essere vicini al popolo, perché non si senta abbandonato” e nei suoi messaggi ha esortato “In questa situazione di pandemia, in cui ci troviamo a vivere più o meno isolati, siamo invitati a riscoprire e approfondire il valore della comunione, che unisce tutti i membri della Chiesa”.
La foto, infine, è in chiara continuità con l’altra di Papa Pacelli, che nel 1943, uscì dal Vaticano, evento proprio straordinario, per abbracciare l’afflitto popolo romano che il 19 luglio nel quartiere San Lorenzo aveva subito un terribile bombardamento con tremila morti.
Una vera foto-simbolo della Chiesa che, unita e solidale con l’umanità, prende su di sé tribolazioni e angosce e invoca speranza e salvezza per tutti.