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“La vita è l’arte dell’incontro, anche se tanti scontri ci sono nella vita”: Papa Francesco cita questa frase di un disco di Vinicius de Moraes nell’enciclica Fratelli tutti (n. 215), per proporre intensamente la cultura dell’incontro.

 

 

Addirittura dedicando a questo fondamentale obiettivo delle relazioni interpersonali un capitolo, intitolato appunto: “Dialogo e giustizia sociale”.

L’enciclica ha come fondamento il valore di ogni uomo, considerato persona che merita di essere riconosciuta nel suo valore inalienabile, per cui, nel reciproco riconoscimento di appartenere alla stessa umanità, ciascun individuo e ciascun popolo devono essere rispettati nella loro dignità.

Si comprendono così alcune interessanti affermazioni del Papa basate sul concetto che il mondo appartiene a tutti: “riconoscere all’altro il diritto di essere se stesso e di essere diverso” (n. 218), “la buona politica cerca vie di costruzione di comunità nei diversi livelli della vita sociale” (n. 182), “Con rinunce e pazienza un buon governante può favorire la formazione di quel bel poliedro dove tutti trovano un posto” (n. 190).

Per il riconoscimento della dignità umana e dei suoi conseguenti diritti, è relativamente importante, quindi, essere nati in una nazione o in un’altra. Deve essere normale, allora, prevenire, con incontro fraterno e rispettoso dell’altro, tensioni, scontri, inimicizie e guerre.

Come non ricordare l’inno alla carità di San Paolo? È proprio la cultura dell’incontro che, senza abdicare al giusto e doveroso rispetto della dignità e dei diritti degli altri, costruisce un autentico mondo nuovo di fratelli, appartenenti all’unica famiglia umana.

 

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