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«Non c’è alternativa: o costruiremo insieme l’avvenire o non ci sarà futuro»: Papa Francesco dichiara con chiarezza la necessità e l’urgenza della fratellanza.

 

 

Per rimuovere pericoli, minacce e paure di conflitti, che potrebbero divenire autentica apocalisse, e soprattutto per sperimentare quanto “è bello stare insieme”, come canta il popolo cristiano in alcune liturgie.

In questa prospettiva, per la sua recente enciclica egli ha scelto un titolo altamente significativo: Fratelli tutti. Un’intestazione che costituisce già per se stessa un programma fondato su scelte nodali: puntare sulla solidarietà, frutto di amore e di proficue relazioni incentrate sul rispetto dei diritti oppure tendere a contrapposizioni ideologiche e alla tirannia della logica dello scontro, incrementando antagonismi e conflitti individuali e internazionali.

Già la Rivoluzione francese si proponeva di far applicare la ‘fraternité’, insieme con i valori della libertà e dell’uguaglianza.

E, più recentemente, il 4 febbraio 2019, lo stesso papa Francesco e il Grande imam di al-Azhar, Ahmed al-Tayyeb, avevano firmato il «Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune»: un impegno molto significativo ed importante tra religioni, per promuovere concordia, collaborazione e amicizia tra i credenti e tra i popoli.

L’enciclica, pertanto, non mira a un deleterio cammino d’irenismo che accoglie negative contaminazioni che mettono in pericolo l’autenticità dei valori fondamentali degli individui, delle nazioni e delle stesse religioni; essa intende promuovere comuni propositi e cammini d’incontro, dialogo, condivisione e sostegno reciproco.

E così sperimentare tutti assieme l’utilità e la gioia dello stare ‘fraternamente’ insieme.

 

 

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