Proprio non ce la facciamo… Non ce la facciamo a capire che siamo in una situazione di pandemia mai conosciuta prima; non ce la facciamo a capire che il virus muta e dobbiamo cercare di continuo nuove misure di contenimento.
Non riusciamo a capire che siamo in emergenza; non riusciamo a capire che in tempi di emergenza sicuramente non si sospendono i diritti, ma è un dovere imprescindibile modificare le forme del loro esercizio.
Non ce la facciamo a capire che le scuole “non sono chiuse”. Non ce la facciamo a capire che un esercito di insegnanti sta facendo un lavoro immane per garantire il diritto all’istruzione a un esercito di bambini, adolescenti e giovani disorientati, che, malgrado tutto, e proprio grazie a questi sforzi, continuano a formarsi.
No, non ce la facciamo a capire, ma non ci accorgiamo che il tempo che abbiamo disposizione per capire… non lo abbiamo più.
Abbiamo urgenza di capire che modificare un’abitudine non vuol dire perdere l’anima.
Abbiamo urgenza di capire che una cosa sono i principi e i valori e una cosa diversa è il modo di perseguirli.
Abbiamo urgenza di capire che il nostro modo fare confusione tra i principi e il modo di realizzarli può farci male, molto male.
E per questo abbiamo urgenza di capire che si può fare scuola, anche se non siamo tra i banchi; e che abbiamo urgenza di capire che il “non capire questo” potrebbe dipendere anche da noi, dalla nostra incapacità di cambiare, dal nostro confondere la forma con la sostanza, dalla nostra incapacità di pensare un modo diverso di fare ciò che fino a adesso abbiamo fatto sempre nello stesso modo.
Sì …abbiamo urgenza di capire… ma il tempo che abbiamo per capire sta per finire… e potrebbe non bastare più.
Sì… il linguaggio di questo articolo non è proprio giornalistico. Ma forse, di questi tempi, un linguaggio meno formale e di maggiore impatto può servire al bisogno di capire… appunto.