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Hanno fatto scalpore, in questi giorni, alcuni dati statistici riguardanti la riduzione della natalità.

 

 

 

Culle vuote, si è detto. Anche nel Salento, dove nel 2020 si è scesi al di sotto della soglia psicologica dei 5.000 nati. Si pensi che soltanto 8 anni fa, i nati in provincia di Lecce erano stati quasi 6.600. La diminuzione è vistosa.

I fenomeni demografici vanno esaminati sempre nel medio lungo periodo. Ed è ancora presto per capire se e quanto abbia inciso la pandemia, che forse, a ben guardare, ha persino rallentato la brusca discesa statistica.

Noi osserviamo questo fenomeno dal 1985, quando la crescita zero sembrava riguardare soltanto le regioni del Nord Est del Paese. Già allora, contrariamente a quanto molti pensavano, risultò impossibile stabilire una correlazione lineare fra denatalità e condizioni economiche. Si capiva che potevano interferire - negativamente - alcuni fattori di tipo socio economico, ma si rimaneva colpiti dal fatto che in alcuni paesi del Trentino si dovessero persino chiudere, per mancanza di bambini, alcuni servizi per l’infanzia, realizzati secondo modelli di autentica eccellenza.

Nel Salento mancavano gli asili nido - molto più di quanto non manchino ancora oggi - e il sistema degli scuolabus era (ed ancora è) viziato da gravi carenze e certamente tutto questo non aiuta le giovani famiglie. Ma la disaffezione verso la procreazione è fenomeno complesso, da studiare con un metro ben diverso.

Se guardiamo ai comportamenti, agli stili di vita, alle scelte valoriali, ci vengono in mente le parole del poeta indiano, R. Tagore: Ogni bambino che nasce ci ricorda che Dio non è ancora stanco degli uomini. Ma forse, dobbiamo aggiungere, oggi sono stanchi gli uomini che non cercano più il sorriso di Dio.

Per dirla in poche parole, la denatalità è la nuova indigenza dei popoli che vivono nell’abbondanza. È il segno della precarietà, del limite e dei tormenti che l’abbondanza porta sempre con sé. Quando non si pensa ad altro che ad accumulare tesori sulla terra, dove tignola e ruggine corrodono e dove ladri sfondano e rubano; dimentichi dei tesori del cielo dove né tignola né ruggine corrodono e dove i ladri non sfondano né rubano, come ricorda il Vangelo di Matteo, diventa difficile amare la vita e godere delle gioie della famiglia.

Le analisi più accurate ci dicono che la denatalità è effetto e causa di una crisi di valori che coinvolge l’intera persona, la sua identità, il suo porsi in relazione con gli altri e con il mondo. L’altro non è più una persona da amare, ma, al più, un compagno da esibire. Persino la sessualità e l’erotismo si tingono di sfrenato individualismo, su cui poi prosperano la cultura della ambiguità, il tormento della indecisione, la mancanza di prospettiva, l’incapacità (e, talvolta, l’impossibilità) di scegliere e di decidere… Tutto questo toglie fecondità alle persone e agli organismi sociali, allontana dalla solidarietà e dalla fraternità, distoglie dalla gioia della coniugalità e della genitorialità. E lascia tristemente soli e… inascoltati.

Per educatori, pastori d’anime e decisori politici, la denatalità è un messaggio d’allarme, da non sottovalutare.

 

Forum Famiglie Puglia