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Una serata dalla temperatura inaspettatamente invernale ha fatto da cornice alla tradizionale processione del Venerdì Santo con i simulacri del Cristo morto e della Desolata (LEGGI) portati a spalla dal Gruppo leccese dei portatori di statue.

 

 

La processione di è snodata dalla chiesa di Santa Teresa per le vie del centro storico della città al termine dell'Azione liturgica della Passione del Signore presieduta dall’arcivescovo Michele Seccia nella chiesa cattedrale. Alla processione presieduta anch’essa dall'arcivescovo e seguita da una folla di fedeli, hanno partecipato i parroci del centro storico (don Vito Caputo, che ha animato la preghiera durante l’itinerario, mons. Vincenzo Marinaci e mons. Mauro Carlino), due parroci della città (don Gerardo Ippolito, don Antonio Murrone e don Carlo Calvaruso), alcuni rettori delle chiese della città: don Alessandro D’Elia (Santa Teresa), mons. Giancarlo Polito (Rosario), mons. Antonio Montinaro (Sant’Irene), mons. Nicola Macculi (San Luigi), don Corrado Serafino (Santa Chiara) e i sacerdoti dell’Istituto Cristo Re (Sant’Anna).

In processione anche un gruppo di seminaristi della diocesi e piccole rappresentanze delle confraternite e degli ordini cavallereschi.

La processione è antichissima come anche lo struggente “Inno del Venerdì Santo” accompagnato quest’anno dalla banda “Città di Surbo” diretta dal maestro Vincenzo Stella e cantato dallo storico “Coro delle Pie donne” diretto dal maestro Salvatore Pandarese. A curare l’organizzazione il commissario arcivescovile della confraternita di “Gesù Agonizzante e SS. Medici”, Loredana De Benedetto e il padre spirituale don Alessandro D’Elia che attualmente si occupano della cura della chiesa di Santa Teresa in Via Libertini.

Quando la processione è giunta in Piazza Duomo l'arcivescovo ha offerto un pensiero di riflessione concludendo con la benedizione: “Seguiamo Gesù che è morto per noi con gli occhi e il dolore di Maria ma non ci fermiamo con Lei solo sul Calvario. Scendiamo dal monte e giunti al sepolcro non disperiamo davanti al masso che chiude la tomba che accoglie il corpo esanime del Redentore. Attendiamo fiduciosi e con il cuore pieno di speranza die entrare con Maria nel sepolcro vuoto per cantare il ‘Gloria’ e danzare felici per la vittoria di Cristo sulla morte”.

 Al termine i simulacri di Gesù morto e della Desolata hanno fatto ritorno nella vicina chiesa di Santa Teresa.

 

Artistico racconto per immagini di Arturo Caprioli.

 

 

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