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“Sono veramente commosso nel vedere la Cattedrale piena di fedeli e di presbiteri. Sorprendente è trovarci insieme in un manufatto in muratura certamente bellissimo, di storia e di arte, ma soprattutto testimonianza della Chiesa, ‘perché santo è il tempio di Dio, che siete voi’, una riflessione e un atto di fede”.

Così l’arcivescovo Michele Seccia ha aperto ieri sera in una chiesa gremitissima la concelebrazione eucaristica per la dedicazione della Cattedrale di Lecce.

Ieri come 262 anni fa la Chiesa di Lecce in festa per celebrare un luogo di arte, ma soprattutto di preghiera, l’identità cristiana della diocesi di Lecce, come casa madre. “Dobbiamo sentirci famiglia - ha sottolineato l’arcivescovo - con la forza e la responsabilità della preghiera”.

Un solo corpo e un solo spirito, una sola casa e una sola comunità. La spiegazione della fede passa attraverso la tradizione concreta di una testimonianza che rende migliore la comunità cristiana, celebrando l’eucarestia nella memoria viva dei secoli. “Per questo la Cattedrale è stata costruita, luogo sacro, in cui il popolo si è incontrato per celebrare l’eucarestia ed è tornato a casa per portarne i frutti”. Non è un incontro di due persone lungo la strada che si salutano con un semplice ‘ciao’, ma “è un incontro voluto dal Signore che ci chiama, ci raduna chiamandoci beati”.

E sulla linea dell’unità e della comunione si è inserito il saluto del vicario generale mons. Luigi Manca: “Dov’è il Vescovo ivi è la Chiesa (Ubi Episcopus ibi Ecclesia). Con questa stringente espressione i cui termini Episcopus ed Ecclesia (vescovo e Chiesa) fungono da contrafforti uno per l’altro, Sant’Ignazio d’Antiochia, agli albori del cristianesimo, poneva i capisaldi della ecclesiologia della Chiesa locale.  Sì della Chiesa locale, perché l’espressione citata continua così: “come là dove c’è Gesù Cristo ivi è la Chiesa cattolica”.  E poi uno scorrere lungo la nostra tradizione cristiana sino al richiamo al Concilio Vaticano II: “Il Concilio Vaticano II ha ribadito la dimensione sacramentale della figura del vescovo rispetto alla Chiesa locale, attorno alla quale acquistano peso e importanza la figura dei presbiteri, dei diaconi, dei consacrati e dei laici. […] Non conosciamo altre forme di unità ecclesiale”.

Un percorso pastorale proposto dall’arcivescovo per il 2019/2020 in segno della comunione, di una ‘unità operativa, contagiosa, missionaria’.
Un serrato excursus ha scandito quindi la celebrazione, toccando i punti salienti dell’impegno della Chiesa di Lecce sul territorio, dalla consegna della prima Lettera pastorale di mons. Michele Seccia, incentrata sull’ascolto, ‘atteggiamento essenziale di fede’, “all’attenzione sulla famiglia, quale primo luogo e prima opportunità dove possa fiorire l’ascolto di Dio” sino all’intuizione ‘ispirata’ delle due tavole, delle due mense, “quella domestica e quella eucaristica rinviano l’una all’altra, allora l’unità è anche carità condivisione, moltiplicazione e condivisione di mense non solo nella Chiesa ma anche nella società civile”.

Da qui, al termine della messa, la consegna fortemente simbolica da parte dell’arcivescovo ad alcune famiglie (provenienti dalle quattro vicarie) di un sussidio per la preghiera a tavola e in casa e a tutte le famiglie della diocesi della sua prima lettera, anche quest’ultima con la paterna insistenza sull’importanza della preghiera a tavola.

E conclude mons. Seccia: “tornate a casa, accompagnati dalla consapevolezza che ‘santo è il tempio di Dio, che siete voi’. Non possono esserci dubbi su questa frase. Solo certezze!”.

Il servizio fotografico è di Arturo Caprioli.

 

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