Con una lettera alla comunità diocesana (e con l'annuncio stasera al termine della Lectio Divina in diretta tv) da far giungere - attraverso i parroci, i sacerdoti, le associazioni e i movimenti ecclesiali - al popolo di Dio che è in Lecce l'arcivescovo Michele Seccia ha indetto una Giornata diocesana penitenziale di digiuno e preghiera per il 3 aprile, “venerdì di passione”, tradizionalmente ricordato a Lecce come il “venerdi dell'Addolorata” per via dei solenni festeggiamenti promossi dall'omonima confraternita nella chiesa di Sant'Angelo, nel centro storico della città. Ecco il testo integrale della lettera.
"Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione,
perseveranti nella preghiera,
solleciti per le necessità dei fratelli,
premurosi nell'ospitalità" (Rm 12, 12-13)
Carissimi fratelli e sorelle dell'amata Chiesa di Lecce,
mentre sta per concludersi il cammino penitenziale di questa Quaresima “tormentata” dall'emergenza sanitaria che continua a contare vittime e a registrare ancora molti contagi, vengo da padre e da fratello maggiore a visitarvi per sostenere le vostre mani alzate verso il Signore.
Il tempo della prova è ancora in mezzo a noi e, mentre viviamo sulla nostra pelle l'esperienza della privazione e della rinuncia al nostro vivere in fraternità, affidando le nostre relazioni esclusivamente alla preghiera e ai mezzi della tecnologia, chiedervi un ulteriore sacrificio può sembrare forse esagerato.
Anch'io, dalla mia casa, percepisco il disagio e lo smarrimento di tanti di voi. Da ogni comunità della diocesi mi giungono messaggi e telefonate che manifestano, senza giri di parole, un senso di paura che, più del virus, contagia inesorabilmente. E poi, sento il grido di tante famiglie sull'orlo della disperazione a causa della grande povertà.
Oltre alla preghiera incessante al nostro Salvatore, noi credenti abbiano anche “il virus” della speranza. Che è una virtù teologale: insieme alla fede e alla carità fonda la nostra vita di battezzati.
C'è la speranza in noi, fratelli e sorelle miei? Chiediamola in ginocchio, nel silenzio della nostra casa e da essa lasciamoci contagiare per infonderla alle persone che vivono con noi.
Chiediamo al Padre il dono e la capacità di guardare avanti con fiducia: è proprio questo il momento di sperimentarla, la speranza. Proprio adesso che ci sentiamo deboli, fragili e incapaci di vedere la luce. Alla scuola della speranza impareremo a fidarci di Dio, della sua volontà, del suo amore infinito. San Paolo ce lo ripete a chiare lettere: "Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell'ospitalità" (Rm 12,12-13).
Per questo, in segno di penitenza quaresimale, vi chiedo uno sforzo ulteriore.
Vi invito, il prossimo 3 aprile, ad una
GIORNATA DIOCESANA PENITENZIALE DI DIGIUNO E DI PREGHIERA
Nel venerdì di passione, giorno in cui anche a Lecce da antica tradizione si fa memoria di Maria SS.ma Addolorata, Donna e Madre coraggiosa ai piedi della croce che è anche compatrona della città, in quel giorno noi aggiungeremo un digiuno corporale ai numerosi digiuni sacramentali di queste settimane: virtuose rinunce spirituali che ancor di più ci fanno amare i Misteri della nostra fede e ancor di più rendono ardente il desiderio di incontrare Gesù nell'Eucarestia e nel sacramento della Misericordia.
Offriremo i nostri sacrifici in suffragio delle troppe vittime del Coronavirus e pregheremo insieme - nonostante la lontananza fisica - per quanti sono contagiati qui tra noi, in Italia e nel mondo. Innalzeremo la nostra preghiera anche per tutti quei fratelli e quelle sorelle che negli ospedali “offrono” la loro vita e il loro lavoro per strappare alla morte ogni ammalato.
Rinunciando almeno ad un pasto avremo cura anche di pensare a chi non ha il necessario per vivere. Possiamo farlo nella forma a ognuno più congeniale: in forma privata oppure affidando la nostra elemosina ai tanti organismi di volontariato, la Caritas diocesana in primis, che in queste settimane di emergenza sanitaria e sociale compiono quotidianamente a nome di tutti il miracolo della carità.
Vi stringo forte e ringrazio fin d'ora tutti coloro che vorranno diventare anelli insostituibili di questa catena di preghiera e carità che ci fa sentire tutti membra di una sola grande famiglia, preziosa agli occhi del Signore.
Vi benedico.
Lecce, 31 marzo 2020
+ don Michele