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In una Piazza Duomo vestita a festa, durante la preghiera del vespro nella solennità dei santi Oronzo, Fortunato e Giusto, alla presenza di sacerdoti, servitori della cosa pubblica e fedeli laici affezionati ai loro patroni, l’arcivescovo Michele Seccia ha rivolto il suo accorato e incisivo messaggio alla città.

 

 

 

Da subito ha desiderato nel Messaggio (LEGGI IL TESTO INTEGRALE) delineare il senso della festa patronale che, seppur contingentata a causa della pandemia, quest’anno si arricchisce della indizione del Giubileo Oronziano nel ricordo dei duemila anni della nascita del primo vescovo leccese.

Questo tempo propizio, come ricordato dallo stesso Seccia, vuol essere occasione per ricentrare il proprio cammino di cristiani, innamorati del Signore e dediti all’annuncio del Vangelo proprio come ha saputo fare il martire Oronzo: “Il Giubileo che indiciamo – ha spiegato l’arcivescovo - ha un valore spirituale di conversione personale e comunitaria, di riconciliazione con Dio e fra di noi ed ha la forza di un cammino che ci conduce alla patria del cielo. […] La Chiesa non può vivere senza martirio, sia che esso si espliciti nell’effusione del sangue, sia che si consumi nell’offerta quotidiana della vita interamente donata a Dio e ai fratelli. Amare Dio e i fratelli a tal punto da essere in ogni istante pronti a dare per essi anche la propria vita: questo è il primo messaggio che Sant’Oronzo lascia a noi”.

In un clima di letizia spirituale, il pastore invita la comunità diocesana a riscoprirsi attenta ai bisogni dell’altro che il covid, ancora imperversante nella storia di oggi, ha reso sempre più numerosi a causa della mancanza di lavoro, della crisi economica sempre crescente oltre che della assenza di certezze che costringe l’uomo a vivere nell’oblio, a cominciare dai giovani sempre più incerti nella progettazione del proprio futuro.

Ancora il presule: “Certamente la situazione pandemica ha accentuato la crisi economica della nostra città e del nostro territorio, ma veder tanti disoccupati bussare alla porta del vescovo, delle parrocchie e delle diverse istituzioni non è il segno di una chiusura del cuore di una società, pur ricca, che non riesce ad assicurare il pane quotidiano ai suoi figli?  Che dire poi di larghe fasce di gioventù (e non solo!) che, vivendo di puro assistenzialismo, rinunciano a impegnarsi e a progettare il futuro, perché hanno smesso di sognare, non credono in alcun ideale e si sono assuefatti alle mode passeggere divenute conclamati stile di vita”.

C’è una carta vincente che disinnesca il dramma della povertà e che i santi patroni hanno vissuto in modo straordinario nell’ordinario: la solidarietà quale via per annunciare che Cristo è il restauratore di tante vite che cercano luce e pace.

Non esaudimento di bisogni, né sterile efficientismo ma desiderio di incontrare l’altro, di intessere con lui legami profondi, di aiutarlo a ritrovare la sua dignità.

Continua l’arcivescovo: “Questo anno giubilare deve riportarci a rinsaldare i vincoli della solidarietà e spingerci ad aiutare i poveri e i bisognosi di ogni razza, lingua e cultura. Non basta fornir loro un piatto caldo e un letto per dormire, ma è necessaria una progettualità comune e condivisa tra le Istituzioni civili ed ecclesiali che, partendo dall’opera educativa, porti questi nostri fratelli a riconoscere le cause della povertà materiale, che spesso si ritrovano nell’assenza di amore o nella mancata accettazione di sofferenze passate, per aprirsi alla speranza di un futuro degno e umanizzante. Il dramma della povertà di oggi non è solo materiale, ma è soprattutto culturale e spirituale e spesso genera una pericolosa indifferenza e una passiva rassegnazione! Il pastore della Chiesa di Lecce non dimentica i poveri e vuol dar voce a tutti voi che avete il timore di non essere ascoltati!”.

C’è un tarlo che, tuttavia, macchia la lenta ripresa dalla situazione pandemica: è il virus dell’inquinamento ambientale che rischia di compromettere quanto il Creatore ha consegnato alle mani dell’uomo: discariche abusive, incuria dell’ambiente e il crescente fenomeno degli incendi dolosi e non portano il lembo del Salento, porta eletta che accoglie l’uomo in cerca di ristoro e casa, a vedere scomparire il suo denso splendore.

Forte la denuncia del pastore della chiesa di Lecce :“Un’altra perniciosa forma di indurimento del cuore è data dall’emergenza ambientale, frutto dello sfruttamento indiscriminato del nostro territorio”.  “Ricordiamoci che i disastri ambientali hanno avuto effetti devastanti sulla nostra agricoltura, hanno ridotto gli ulivi secolari a spettrali cadaveri ed anche il surriscaldamento globale del pianeta si ripercuote tra noi producendo siccità e aumento dei prezzi dei prodotti alimentari. Questi grandi temi non devono distrarci dalle ferite che ciascuno di noi contribuisce quotidianamente a infliggere al nostro ambiente”.

Non solo ammonimenti su quanto non va, nel messaggio di Seccia alla sua gente, ma anche lode, benedizione e rendimento di grazie per i numerosi doni che la grazia divina elargisce, speranza per un mondo migliore e per un avvenire roseo, primi tra tutti l’apertura del polo universitario per gli studenti di medicina dell’Unisalento e un hub vaccinale che possa coinvolgere quanti più cittadini possibile nell’opera di lotta al Covid-19.

L’ultima carezza, paterna e incoraggiante, Seccia la rivolge agli amministratori: mutuando la metafora della porta santa che ormai si accinge ad essere aperta, chiede che la città di Lecce e il Salento possano divenire soglia varcando la quale ogni uomo può gustare la bellezza dell’opera di Dio che si rivela nell’opus homini: “Mi rivolgo ora a voi, cari amministratori, affinché possiate difendere e proteggere il nostro territorio dagli inaccettabili deturpamenti di cui vi ho parlato! Sia solerte il vostro impegno, siano audaci i vostri progetti di sviluppo, siano attente le vostre orecchie ai bisogni del nostro popolo! Guardate la bellezza e l’antichità di questa piazza, valorizzate i nostri monumenti, segni di autentica cultura e spiritualità, e rendete questo estremo lembo di terra una Porta Santa per tutta l’Europa e per il Mediterraneo.  Lecce, Città-Chiesa, che hai già aperto gli scrigni dei tuoi tesori e ora vivi il tuo Giubileo Oronziano, continua a mostrare i valori che ti hanno abbellita e divieni Casa accogliente per tutti e laboratorio di pace e speranza”.

Foto di copertina di Arturo Caprioli.

 

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