Pubblichiamo il testo integrale del Messaggio dell’arcivescovo Michele Seccia pronunciato stasera da Piazza Duomo al termine della solenne liturgia dei Vespri in onore dei santi patroni Oronzo, Giusto e Fortunato.
Signor sindaco,
Gentili pubblici amministratori,
Illustri autorità,
Cari sacerdoti e carissimi fratelli e sorelle,
Quest’anno, il tradizionale Messaggio alla città si riveste di una luce tutta nuova, perché giunge a voi nel segno del Giubileo Oronziano, a duemila anni dalla nascita del primo vescovo di questa città.
Con il Profeta Isaia, anche io sono chiamato ad annunciare “un anno di grazia del Signore” per essere ancor di più collaboratore della vostra gioia.
Sono lieto che fin da oggi diverse delegazioni siano giunte qui a rendere omaggio a Sant’Oronzo e intraprendere il pellegrinaggio che dai comuni oronziani e da varie parti di Puglia conduce in questa città, capitale oronziana.
Il Giubileo che indiciamo ha un valore spirituale di conversione personale e comunitaria, di riconciliazione con Dio e fra di noi ed ha la forza di un cammino che ci conduce alla patria del cielo.
Sant’Oronzo, secondo la tradizione, è stato martire di Cristo e primo annunciatore del Vangelo in terra di Puglia. Resta il fatto, sorelle e fratelli carissimi, che la Chiesa non può vivere senza martirio, sia che esso si espliciti nell’effusione del sangue, sia che si consumi nell’offerta quotidiana della vita interamente donata a Dio e ai fratelli. Amare Dio e i fratelli a tal punto da essere in ogni istante pronti a dare per essi anche la propria vita: questo è il primo messaggio che Sant’Oronzo lascia a noi. Ma Oronzo è anche il primo missionario della fede cristiana nelle nostre terre. Egli annunciò in tutta la Puglia il Vangelo proclamando la necessità di abbandonare gli idoli per servire Cristo, l’Unigenito Figlio di Dio.
Dinanzi agli idoli moderni, ma dalle radici antiche, cosa direbbe Sant’Oronzo?
Egli continuerebbe ad annunciare la forza liberatrice e umanizzante che proviene dal Vangelo di Cristo e che smaschera il cuore indurito, indifferente alla luce della verità morale, e spesso connivente con il male. Anche la nostra città presenta alcuni sintomi della durezza del cuore.
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Non è forse uno di questi la piaga della disoccupazione e del lavoro nero? Certamente la situazione pandemica ha accentuato la crisi economica della nostra città e del nostro territorio, ma veder tanti disoccupati bussare alla porta del vescovo, delle parrocchie e delle diverse istituzioni non è il segno di una chiusura del cuore di una società, pur ricca, che non riesce ad assicurare il pane quotidiano ai suoi figli?
Che dire poi di larghe fasce di gioventù (e non solo!) che, vivendo di puro assistenzialismo, rinunciano a impegnarsi e a progettare il futuro, perché hanno smesso di sognare, non credono in alcun ideale e si sono assuefatti alle mode passeggere divenute conclamati stile di vita? Da questa piazza, allora, desidero chiedere perdono al Signore per questa durezza di cuore che da un lato penalizza i giovani volenterosi e dall’altro genera uno stile educativo non più abituato al sacrificio, alla condivisione di veri ideali e al valore della fatica quotidiana.
Sant’Oronzo, liberaci dalla piaga del cuore indurito dinanzi all’ingiustizia del lavoro sottopagato, alle nuove forme di schiavitù, persino contrattualizzate, ma anche di fronte alla mancanza di senso del dovere e dello spirito di sacrificio!
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Non è ancora indurimento del cuore vedere il dramma delle povertà e dell’ingiustizia sociale estendersi sempre più a macchia d’olio tra noi, con inique disuguaglianze tra chi naviga nel lusso e chi vive di stenti?
Questo Giubileo Oronziano deve riportarci a rinsaldare i vincoli della solidarietà e spingerci ad aiutare i poveri e i bisognosi di ogni razza, lingua e cultura. Non basta fornir loro un piatto caldo e un letto per dormire, ma è necessaria una progettualità comune e condivisa tra le Istituzioni civili ed ecclesiali che, partendo dall’opera educativa, porti questi nostri fratelli a riconoscere le cause della povertà materiale, che spesso si ritrovano nell’assenza di amore o nella mancata accettazione di sofferenze passate, per aprirsi alla speranza di un futuro degno e umanizzante. Il dramma della povertà di oggi non è solo materiale, ma è soprattutto culturale e spirituale e spesso genera una pericolosa indifferenza e una passiva rassegnazione!
Il pastore della Chiesa di Lecce non dimentica i poveri e vuol dar voce a tutti voi che avete il timore di non essere ascoltati!
- Oronzo, nostro Patrono, liberaci dalla piaga della povertà che acquista forme nuove e diversificate, spesso invisibili agli occhi superficiali del nostro cuore. Convertici all’amore per i poveri e insegnaci la compassione come dono per chi vive nel disagio accanto a noi. Benedici i carcerati di Borgo San Nicola che vivono il problema del sovraffollamento, assisti le persone sole, anziane, disabili. La nostra solidarietà sia celeste carezza che asciuga le lacrime di ogni sofferenza!
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Un’altra perniciosa forma di indurimento del cuore è data dall’emergenza ambientale, frutto dello sfruttamento indiscriminato del nostro territorio.
Anche da noi si trovano discariche abusive, dove si manifesta l’inciviltà dell’uomo e dove, spesso e volentieri, le organizzazioni malavitose producono i loro illeciti profitti. Anche le falde acquifere vengono sempre più contaminate dall’irregolare smaltimento dei rifiuti.
Inoltre - è cronaca di queste settimane - stiamo assistendo al terribile fenomeno degli incendi dolosi: non a caso i confratelli vescovi siciliani li hanno definiti un “crimine e un peccato contro Dio”.
Ricordiamoci che i disastri ambientali hanno avuto effetti devastanti sulla nostra agricoltura, hanno ridotto gli ulivi secolari a spettrali cadaveri ed anche il surriscaldamento globale del pianeta si ripercuote tra noi producendo siccità e aumento dei prezzi dei prodotti alimentari.
Questi grandi temi non devono distrarci dalle ferite che ciascuno di noi contribuisce quotidianamente a infliggere al nostro ambiente.
Il verde cittadino, pur presente in vari quartieri, viene sfigurato dall’inciviltà di alcuni che lo rendono indecoroso. Ringrazio e sprono gli amministratori locali a proteggere gli spazi verdi, a rendere più vivibile la nostra città e, in sinergia con le parrocchie, aprire nuovi spazi aggregativi dove piccoli e grandi crescano nei valori umani e cristiani, attraverso le attività ludiche e sportive.
Sant’Oronzo, nostro patrono, proteggi la nostra terra da chi vuole sfruttarla e con comportamenti errati ogni giorno la rende più povera e meno bella. Volgi il tuo sguardo sulle nostre campagne assediate dalla xylella e fa che sempre più le nuove generazioni si prendano cura di questo lembo di creazione così florido e accogliente.
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Ora però vorrei anche sottolineare alcuni segni di speranza che ancora oggi manifestano la generosità disinteressata di tanta parte della nostra comunità. Meritano di essere riconosciuti, incoraggiati, sostenuti.
In primo luogo, vorrei plaudire al rilancio educativo impresso dall’Università del Salento in favore dei nostri giovani. L’avvio della nuova facoltà di medicina, grazie all’impegno del Magnifico Rettore e delle istituzioni coinvolte, è un fecondo segno di sviluppo del nostro territorio. A questo proposito, nella speranza che la nuova facoltà possa dare ulteriore linfa alla sanità locale, non posso dimenticare di rivolgere il mio personale ringraziamento a tutto il personale sanitario che nei lunghi mesi di pandemia ha dato prova di professionalità e dedizione ed ora è impegnato nella campagna di vaccinazione.
Anche il gesto concreto che domani si svolgerà in questa piazza grazie alla collaborazione tra Caritas diocesana e Asl di Lecce con un Open day vaccinale a partire dalle 18, è la manifestazione di quanto la comunità diocesana, cooperando con le istituzioni pubbliche, riesca a porsi a servizio dell’uomo.
Sant’Oronzo, nostro patrono, veglia sulle nostre famiglie, proteggile nelle difficoltà, sostienile quando si sentono indifese e abbandonate. Proteggi i nostri medici e tutti coloro che negli ospedali ogni giorno lottano per difendere la nostra salute.
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La Chiesa di Lecce, pur tra tante difficoltà, continua la sua opera generosa in ambito catechetico, educativo e sociale in questo territorio.
Le mense e i punti-ristoro serali, i luoghi di accoglienza notturna, i centri di ascolto, il consultorio familiare diocesano, le innumerevoli iniziative della Caritas e della Casa della Carità, il Progetto Policoro che, attraverso il microcredito Sant’Oronzo, ha già incoraggiato l’apertura di 15 imprese giovanili, sono evangelici segni di speranza a volte poco conosciuti ma efficaci e autentici. Ringrazio i sacerdoti per il loro zelo che, nemmeno nei tempi più duri della pandemia è venuto meno, offrendo a tutti la Parola della salvezza. Sottolineo il lavoro dei catechisti, dei volontari e di tanti che, nel silenzio, hanno alleviato le sofferenze altrui. Chiesa di Lecce risplendi sempre più del volto del tuo Signore, del volto dell’Amore!
Mi rivolgo ora a voi, cari amministratori, affinché possiate difendere e proteggere il nostro territorio dagli inaccettabili deturpamenti di cui vi ho parlato! Sia solerte il vostro impegno, siano audaci i vostri progetti di sviluppo, siano attente le vostre orecchie ai bisogni del nostro popolo! Guardate la bellezza e l’antichità di questa piazza, valorizzate i nostri monumenti, segni di autentica cultura e spiritualità, e rendete questo estremo lembo di terra una Porta Santa per tutta l’Europa e per il Mediterraneo.
Lecce, Città-Chiesa, che hai già aperto gli scrigni dei tuoi tesori e ora vivi il tuo Giubileo Oronziano, continua a mostrare i valori che ti hanno abbellita e divieni Casa accogliente per tutti e laboratorio di pace e speranza!