Quando nel 1997 il supercomputer Deep Blue riuscì a vincere una partita a scacchi contro il campione del mondo in carica Garry Kasparov, l’impresa finì su tutti i giornali, ma pochi avevano veramente compreso la reale potenzialità dell’intelligenza artificiale e la velocità con cui si sarebbe sviluppata. Già l’anno dopo nasceva Google.
Fino a quel momento i computer e la rete avevano sicuramente fatto passi da gigante. Il mitico slogan di un “computer su ogni scrivania” coniato da Bill Gates era ormai diventato realtà. Nello stesso tempo, il web aveva creato una rete autostradale delle informazioni pressoché globale completando l’infrastruttura necessaria per una trasformazione profonda e velocissima. Ma con l’avvento di Google, il motore di ricerca per eccellenza, informazioni, merci, dati e documenti presenti nel web vengono processati e ordinati da sistemi algoritmici sempre più complessi in grado di organizzarli secondo criteri “intelligenti” e renderli immediatamente disponibili, avviando così un cambiamento epocale: la “realtà” d’ora in avanti sarebbe passata da lì, con tutti i vantaggi ed i rischi del caso (cfr. A. Baricco, The Game, Einaudi 2018).
Rischi che sino a quel momento solo il mondo della fantascienza aveva saputo vedere. Le Tre leggi della robotica di Isaac Asimov sono infatti del 1942. Mentre è del 1968 il film “2001 Odissea nello spazio” (non a caso considerato come uno dei film più importanti della storia del cinema) dove il supercomputer Hal 9000 intende sostituirsi agli uomini dell’equipaggio nella guida di una missione spaziale. E poi nel 1999 la prefigurazione di un mondo dominato dai computer che soggiogano l’uomo si materializza nella straordinaria saga cinematografica di “Matrix”, dove l’uomo è chiamato a svegliarsi per riscattarsi dal potere delle macchine.
Arrivando ai giorni nostri, l’avvento dei sistemi a guida autonoma, il varo dell’ultima versione di Chat Gpt per la produzione di testi, per la traduzione simultanea, ma anche per la gestione della relazione con clienti, per l’apprendimento online ed anche per la diagnostica in ambito medico, mettono in evidenza un ulteriore salto di qualità negli spazi che in modo sempre più attendibile, rapido e “competente”, le macchine stanno guadagnando sull’uomo, assumendo compiti per i quali l’apporto umano sembrava fino a pochi anni prima insostituibile.
È soprattutto il mondo della comunicazione e dell’informazione ad essere investito da una trasformazione che rischia di essere ingovernabile. Lo storico Yuval Noah Harari sostiene infatti che “la nuova generazione di IA non si limita a diffondere i contenuti prodotti dagli esseri umani. Può produrre il contenuto da solo”, con conseguenze difficili da immaginare rispetto al reale potere decisionale effettivamente in mano all’uomo.
Non è un caso che lo scorso anno non solo numerosi Accademici del settore, ma anche Elon Mask, fondatore di Tesla, Steve Wozniak, cofondatore di Apple, Sam Altman, il creatore di Chat Gpt, abbiano sottoscritto una moratoria, un appello ai governi per fermare almeno per alcuni mesi lo sviluppo di questi sistemi per riorientare la ricerca nei termini di una maggiore affidabilità e sicurezza, per dotarsi di leggi, di strumenti di controllo, di principi etici in grado di governare la trasformazione. Ma ciò è ovviamente molto difficile in un sistema per lo più guidato dalle leggi del mercato, dove arrivare prima della concorrenza è invece un fattore fondamentale.
Il filosofo Luciano Floridi, padre della filosofia dell’informazione, ritiene comunque che l’intelligenza artificiale, nonostante la straordinaria velocità e la capacità di apprendere autonomamente dall’esperienza, continui ad essere tutto sommato stupida, se paragonata all’intelligenza umana, nel senso che svolge alla perfezione un compito preciso all’interno di un ambiente controllato, dotato di stabilità, ma in sostanza senza sapere ciò che sta facendo. Pertanto, i rischi legati ad essa non riguardano certo l’avvento di un mondo tecnocratico governato dalle macchine, come descritto in molti film di fantascienza, ma hanno tutti origine umana ed includono la manipolazione, il sopruso, la discriminazione, il crimine. Di fronte a queste cose anche Floridi concorda sul fatto che è necessario fare spazio allo sviluppo adeguato di un’etica: “Bisogna assicurarsi che sia seguito il principio kantiano per cui la tecnologia non utilizzi mai gli esseri umani come mezzo, ma sempre come fine”.
Per orientarsi in questo mare magnum in rapida trasformazione, un piccolo contributo potrà essere dato dall’incontro organizzato dalla Comunità della CASA, in collaborazione con dall’Associazione C.A.SA. e la Fondazione Div.ergo Onlus, nell’ambito degli incontri di formazione del Gusto della Parola “Orrore e bellezza dell’umano” sul tema “Intelligenza artificiale e intelligenza umana: tra rischi e possibilità. Una collaborazione sostenibile”, che si terrà presso la sala D’Amico dell’ex Convitto Palmieri domani 22 novembre alle 19.
A guidarci nella riflessione sulla potenzialità di questi strumenti straordinariamente veloci da far dialogare con gli elementi insostituibili dell’intelligenza umana come la passione, la responsabilità e la creatività ci sarà Giuliano Pozza, direttore dei sistemi informativi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore che da diversi anni studia l’impatto della tecnologia sull’ organizzazione e sui sistemi di governance.
In attesa di conoscere il suo punto di vista su tutti questi aspetti, è lui stesso a lasciarci un’idea di Romano Guardini che ci offre una chiave di lettura molto efficace per accostarci correttamente alla tematica: “Il mondo della tecnica e le sue forze scatenate non potranno essere dominati che da un nuovo atteggiamento che ad esse si adatti e sia loro proporzionato. L’uomo è chiamato a fornire una nuova base di intelligenza e di libertà che siano, però, affini al fatto nuovo, secondo il loro carattere, il loro stile e tutto il loro orientamento interiore”.