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“Senza un’unità crescente dell’Unione, le cose rischiano di andare male per tutti. Non c’è nessuno che possa trarre vantaggio dalla divisione, dalla disunità”.

 

 

 

 

È il punto chiave che all’indomani del via libera ricevuto dal Parlamento europeo alla nuova Commissione europea di Ursula von der Leyen, ribadisce mons. Mariano Crociata, presidente della Commissione degli episcopati cattolici dell’Unione Europea (Comece). Il 27 novembre, mentre a Strasburgo, i parlamentari europei votavano la Commissione bis di Ursula Von der Keyen, a Bruxelles, si apriva l’assemblea autunnale della Comece, che riunisce i vescovi delegati delle Conferenze episcopali Ue. L’esito del voto a Strasburgo lascia presagire un cammino ad ostacoli. Con 370 voti a favore (su un numero totale di 719 eurodeputati), la nuova Commissione ha incassato il sostegno più risicato della storia europea.

 

 

Mons. Crociata, una prima valutazione.

 

Va innanzitutto sottolineato che si tratta di un adempimento che si è compiuto ed è un fatto positivo che la Commissione sia stata votata e che possa ora cominciare la sua attività. Quanto alla fragilità della maggioranza, bisogna pur notare che essa è, in parte, la conseguenza inevitabile del risultato delle elezioni e che inevitabilmente caratterizzerà tutto il quinquennio. Tuttavia, non è detto che le cose debbano andare peggio o che la precarietà debba crescere o debba manifestare per forza solo i suoi effetti negativi. C’è invece la possibilità di lavorare in maniera tale che il consenso si allarghi. Ed è su questo che la nuova Commissione è chiamata ad impegnarsi.

 

 

Quali sono però i prerequisiti perché ciò accada?

 

Sono tanti, ma un prerequisito che secondo me è di grande importanza è il saper cogliere le urgenze più grandi e puntare a lavorare su di esse coinvolgendo e motivando il più possibile. L’altro prerequisito sono gli obiettivi. Li ha indicati la presidente di Von der Leyen sia nel suo discorso di presentazione al Parlamento in vista della sua conferma che poi è avvenuta, sia nella lettera ai Commissari. Sono obiettivi che vedono il cammino dell’Europa mantenersi costante, con delle urgenze particolari. Prima fra tutte, la questione della pace. L’Europa ha una grande potenzialità, ma se lacerata, rischia di non avere nessuna possibilità di azione. E poi la questione dell’immigrazione che sebbene ci sia stato un patto definito, rimane ancora aperta. Ci sono anche la questione della sostenibilità ambientale e i punti sollevati dai rapporti di Draghi e di Letta che sottolineano l’urgenza di maggiore produttività e di innovazione. Insomma, bisogna impegnarsi su questi temi coinvolgendo e convincendo in modo da allargare la maggioranza, a partire proprio da quelle questioni su cui tutti dovrebbero ritrovarsi.

 

 

Lei nella prolusione alla Assemblea della Comece, ha parlato di un “quadro inquietante” per l’Unione europea. Cosa vi preoccupa di più?

 

Che l’Unione Europea si indebolisca e si frastagli sempre di più. Questo è il pericolo. È inquietante perché le condizioni perché questo avvenga, ahimè, dati i numeri e gli atteggiamenti, ci sono. Lo constatiamo non per scoraggiare, ma per dire che bisogna cercare di reagire e di trovare le condizioni non per dividere ulteriormente ma per unire.

 

 

Quali sarebbero in questo momento le conseguenze di un’Unione europea debole?

 

Un singolo paese non è in grado di confrontarsi né con i giganti dei grandi Stati né con le potenti società multinazionali. Solo mettendosi insieme, si riesce a creare una forza politica, tecnologica ed economica tale da reggere il confronto.  

 

 

Alla luce di queste sfide e alla luce dell’insediamento della nuova Commissione, qual è l’augurio che i vescovi dell’Unione Europea rivolgono oggi alla presidente Ursula von der Leyen?

 

Un augurio innanzitutto di buon lavoro che significa intervenire sulle questioni di fondo, coinvolgendo l’opinione pubblica affinché senta di essere al cuore di quello che si sta facendo, e nello stesso tempo le forze politiche. Occorre cioè che le forze politiche e le opinioni pubbliche europee vedano lo sforzo che l’Unione Europea fa per rispondere ai bisogni e alle attese che i risultati elettorali - seppure in maniera contraddittoria e complessa - hanno comunque fatto emergere. È un lavoro in salita, per cui l’augurio è che la Commissione lavori ancora di più con la fiducia che gli obiettivi si possano raggiungere.

 

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