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Ha avuto luogo giovedì sera nella sala conferenze dell’episcopio di Piazza Duomo in Lecce, l’incontro organizzato da Accademia della Carità a titolo “La Costituzione italiana a tutela delle fragilità”, con ospite d’onore Giovanni Salvi, presidente della Fondazione Vittorio Occorsio, già procuratore generale presso la Corte di Cassazione.

 

 

 

 

A prendere parte all’incontro, moderato da Alessandro Valenti, presidente dell’Accademia della Carità, l’arcivescovo Michele Seccia, l’arcivescovo coadiutore Angelo Raffaele Panzetta e Mario Moroni, socio fondatore dell’Accademia della Carità di Lecce. Presenti anche il prefetto di Lecce Natalino Domenico Manno, la presidente del Consiglio regionale della Puglia Loredana Capone, l’ex procuratore della Repubblica Cataldo Motta e il deputato Claudio Stefanazzi.

Ad aprire il momento di dialogo e di disamina sulla nostra Carta Costituzionale e sui principi che in essa possono portare risoluzione alle criticità della società odierna, è stato proprio Valenti che ha esordito con un interrogativo: “La Costituzione è un libro dei sogni? La Costituzione vive se si connette ai processi sociali. Per essere agita ha bisogno di essere tenuta in mano e ha bisogno del popolo che si appropri di questo strumento perché non rimanga un castello dei sogni”.

“Il contributo dei cattolici - ha continuato il regista - è mettere al centro la persona umana che non deve mai essere considerata nell'astrattezza ma nel suo nome e cognome. Quello che cerchiamo di fare alla Casa della Carità, non è ascoltare il problema, ma il nome e cognome di ognuno. Ogni giorno ascoltiamo una rabbia che ormai è endemica, ma nell’aria si agita una sensazione di futuro e cambiamento, con un desiderio di giustizia che ci fa sperare”.

Subito dopo le testimonianze lette dagli attori di "Teatro di tutti", uno dei progetti nato all’interno dell’Accademia, e da alcuni ospiti della Casa della Carità che hanno basato il racconto delle loro storie di fragilità e riscatto, partendo proprio dalla lettura di alcuni articoli a tutela dei diritti fondamentali della Costituzione.

A seguire l’intervento di Mario Moroni: “Il mio percorso con la Casa della Carità è iniziato perché attratto dalla sua missione, ma anche dalla grande qualità umana e professionale del gruppo di lavoro. La finalità della Casa della Carità è, ormai da dodici anni, quella di resituire dignità ai più vulnerabili ed avviarli a percorsi verso l’autonomia. Avevamo, però, bisogno di una struttura che in maniera più specifica potesse essere di supporto all’inclusione, onde poter realizzare un’appropriata azione strategica”.

A prendere la parola è stato poi il procuratore Salvi che ha esordito con un’analisi storica delle condizioni che hanno determinato la nascita della nostra Costituzione: “la grande forza della Costituzione italiana è la sua origine, dimenticando la quale non possiamo comprenderla. La ragione per la quale, dopo tanti anni, rimane integra è nel suo nucleo essenziale di valori fondanti che sono ancora attuali. Qual è stata la ragione che ha dato tanta forza alla nostra Costituzione? È la convergenza in un compromesso di idealità diverse, che fu possibile in una situazione che era quella dell’immediato dopoguerra, in cui il Paese era allo stremo, distrutto, in ginocchio”.

“Queste idealità - ha proseguito l’ex procuratore - hanno trovato soluzione di continuità intorno, innanzitutto, al principio di uguaglianza che si fonda sull’idea, storicamente determinata del lavoro, che era ciò che rendeva umano. Ma uguaglianza e dignità hanno una loro radice più lontana che per noi, per la nostra civiltà, è in San Paolo e in quella straordinaria lettera ai Galati nella quale si rappresenta, per la prima volta nel mondo occidentale, la concezione di uguaglianza fondata nell’immagine divina, nella rappresentazione dell’individuo che è ad immagine di Dio e quindi persona. In questo concetto di persona, che ha in sé una grande contraddizione, universalità e particolarità, che ritroviamo nella Costituzione. Ogni essere umano ha in sé l’universalità perché è particolare. L’uguaglianza nasce proprio perché siamo tutti uguali, eppure uno diverso dall’altro e su questo si basa la nostra straordinari Costituzione”.

Salvi ha poi proseguito il suo discorso analizzando i nuovi tipi di marginalità e fragilità che creano disuguaglianze, come quelle di chi si trova nell’impossibilità del diritto all'accesso alla sanità, di coloro che si trovano in una necessità di reinserimento sociale dopo aver scontato una pena carceraria, passando dal cosiddetto digital divide, ovvero il divario nelle possibilità di accesso ai sistemi informativi di servizi che avvengono attraverso il web. E ancora la marginalità che deriva dai flussi migratori e quella derivante dalle disuguaglianze retributive nel lavoro femminile.

La prima soluzione da adottare secondo Salvi è: “contrastate l’analfabetismo secondario che è ostacolo all’accesso da parte dei cittadini alla condivisione della vita pubblica. Questo è un attentato alle radici stesse della Costituzione, che vede invece una partecipazione consapevole dei cittadini all’informazione”.

“Voglio lasciarvi con un messaggio di riflessione - ha concluso Salvi - non è attraverso la nostra straordinaria Costituzione che noi possiamo affrontare la minaccia che ci viene dalle trasformazioni in atto, ma dobbiamo comprendere che di fronte alle novità non vale rinchiudersi nel passato, né accettarle così come sono, come verità rivelate, ma come scelte, utilizzando gli strumenti che ci dà la Costituzione per anticipare e conoscere, senza essere governati dalla falsa informazione, ma essere in grado noi di governare la nostra conoscenza e assumere conseguentemente le nostre determinazioni”.

Al termine dell’intervento le parole di mons. Panzetta che ha commentato: “mentre ascoltavo mi sono venute in mente le parole di Antonio Rosmini che diceva che ‘la persona è il diritto sussistente’ e quelle di Giovanni Paolo II che affermava, nell’Evangelium Vitae, che ‘il grado di civiltà di un popolo si misura dalla tutela nei confronti dei fragili e dei vulnerabili’. Quello di cui abbiamo discusso stasera è la civiltà della nostra cultura. La nostra Costituzione è nata sulle macerie e oggigiorno, per molti aspetti, viviamo sulle macerie, in questa ‘cainità’ diffusa, che sta producendo violenza sociale a tutti i livelli. Da dove ripartire per contrastare questa erosione valoriale? I nostri padri costituenti sono partiti dai valori, da tre o quattro cose decisive su cui si può giocare la vita, occorre ritrovare quei valori per ricostruire la nostra democrazia”.

Prima dei saluti finali e dei ringraziamenti di mons. Seccia, la presentazione dell’ultima iniziativa nata dall’Accademia della Carità: i laboratori di diritto costituzionale “dal basso” per persone vulnerabili e persone giovani con l’intervento di uno dei ragazzi con il quale l’Accademia sta costruendo questo spazio di condivisione nato con “l’obiettivo di discutere sul testo costituzionale, cercando con spirito critico di comprenderlo attraverso il confronto tra giovani coetanei, ma anche con persone fragili, per costruire una riflessione intorno ad esso”.

 

Photogallery Fotodiaframma – Lecce

 

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