Il 7 dicembre scorso il mondo ha assistito in diretta alla cerimonia di riapertura di Notre Dame, la celebre cattedrale di Parigi.
Alla presenza di oltre 40 capi di Stato e di Governo, il cardinale arcivescovo di Parigi ha riaperto la porta monumentale della cattedrale gotica, capolavoro dell’architettura e piena di opere arte, dal notevole valore artistico e chiusa da cinque anni, a causa del rovinoso incendio.
Essa rappresenta un’epoca: quella medievale e, con i suoi bassorilievi e gargolle, è la manifestazione plastica del tentativo di insegnare al popolo analfabeta almeno i concetti religiosi fondamentali.
Neanche la stampa, inventata nel 1455, riuscirà a vincere sulla pietra e la cattedrale, imponente e maestosa, resterà al suo posto, nella città vecchia di Parigi, nonostante gli uomini l’abbiano deturpata e rovinata, a guardare sorniona l’affaccendarsi umano, tendente ad una egoistica, quanto utopistica, felicità.
Questa chiesa, posta nel cuore di Parigi, su un’isola nel punto in cui il fiume incontra la città, coi i suoi rosoni e le sue forme melodiose, rappresenta uno dei monumenti più belli della capitale francese.
Essa venne edificata per iniziativa del Vescovo Maurice de Sully, con lavori iniziati nel 1163 e parzialmente completati nel 1250.
In seguito, varie opere furono aggiunte a modificare o ristrutturare varie parti dell’edificio.
La Rivoluzione Francese provocò ingenti danni all’edificio, compresa la decapitazione delle statue dei re, poste sulla facciata.
Nell’800 il successo del romanzo di Victor Hugo, “Notre Dame de Paris”, pose la cattedrale al centro dell’attenzione e spinse il governo a decidere un intervento imponete di ristrutturazione.
Anche le vetrate, come le vediamo oggi, hanno subito notevoli restauri e rifacimenti, donando all’interno della cattedrale una tipica e notevole luminosità.
Oggi Notre-Dame è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dell’Unesco ed è pronta ancora a sfidare i secoli, come prova dell’altissimo valore della fede e della spiritualità che vince ogni ideologia.
A tale proposito, chiunque abbia avuto modo di seguire l’imponente cerimonia di riapertura della cattedrale, avrà notato come la nota laicità di Francia sia stata costretta ad incontrarsi con la solennità dei riti religiosi e a dover riconoscere che la religiosità ha una dimensione che supera di gran lunga le logiche della povertà delle scelte politiche.
Appariva palpabile la testimonianza di fede che emanava dalla cattedrale restaurata, con una grandezza che poneva forzatamente al secondo posto le dinamiche interne ed internazionali della classe politica.
È stato notato che non era presente alcun rappresentante dell’Ue, quasi a rimarcare la “grandeur” dei Francesi, che pensano, in ogni ambito, di poter fare da soli.
Forse non vogliono prendere atto delle profonde modifiche della politica e dell’economia attuali, che non fanno, purtroppo, immaginare un futuro radioso, mentre la solennità che si respirava sotto le imponenti arcate di Notre-Dame, testimoniava la potenza della fede, che sfida i secoli e nella quale, nonostante tutto, molti popoli credono e sperano.
Buone Natale a tutti i lettori di questa rubrica, che si accinge ad aprire il suo quinto anno di presenza su Portalecce.