“La mente non ha bisogno, come un vaso, di essere riempita, ma come legna da ardere ha bisogno solo di una scintilla che la accenda, che vi infonda l’impulso alla ricerca e il desiderio di verità.”
Con queste parole di Plutarco, domenica scorsa, presso la parrocchia S. Filippo Smaldone a Lecce, ha preso il via il corso di formazione per animatori dei gruppi adulti di Azione Cattolica “Compagni di strada”.
Una scintilla che l’Ac di Lecce vuole accendere per dare nuova gioia alla vita associativa: “gioia di aver incontrato Cristo per essere testimoni credibili”, ha sottolineato mons. Michele Seccia nel dare l’avvio ai lavori.
“Compagni di strada” è un progetto su cui l’equipe diocesana del settore adulti lavora da tempo, e nasce dalla convinzione che il gruppo del settore adulti è un valore che va sostenuto, in alcuni casi rilanciato, ma senza venire meno al significato portante che è rappresentato dall’offrire alle persone un contesto ad alta valenza relazionale in cui ritrovarsi con regolarità per camminare insieme e alimentare il discepolato e la missionarietà che sgorgano dall’incontro con il Vangelo di Gesù.
Il percorso non mira esclusivamente alla formazione dell'animatore in quanto tale, ma è una scintilla per dare nuova vitalità alle persone che vivono questa fase della vita nell’Ac. È il tempo di rilanciare la scelta del gruppo, cercando formule concrete, magari diverse negli spazi, nei tempi.
A farsi compagno di strada Giuseppe Pantuliano (diocesi di Salerno-Campagna-Acerno), sociologo specializzato in psicologia del lavoro, responsabile project management & design presso Intesa San Paolo, consigliere nazionale dell’Azione cattolica per il settore adulti e membro dell’équipe del Laboratorio nazionale della formazione di Azione cattolica, collaboratore nella stesura del sussidio “Compagni di strada”.
Giuseppe Pantuliano ha scoccato la prima scintilla di questo progetto che sarà un cantiere aperto, un laboratorio permanente in cui ascoltare, sperimentare e riflettere su chi siano gli adulti oggi, sul senso del fare Ac come adulti, sulle attenzioni che un responsabile deve avere e condividere per rendere più corresponsabili e attivi gli altri nei propri percorsi formativi.
Non si ha la pretesa di risolvere tutte le diverse difficoltà che vive una realtà tanto complessa come quella del mondo adulto, ma si confida molto nell’esperienza del laboratorio, che vogliamo attivare, perché convinti che possa educare al confronto, all’ascolto delle storie e alla ricerca condivisa. Si cercherà di dare un aiuto ai gruppi adulti a crescere nella corresponsabilità per dare il proprio contributo ad una Chiesa – e un’Ac – sempre più in uscita.
Perché, come ha scritto il Vescovo nella sua prima lettera pastorale, “dobbiamo infatti pensare alla Chiesa come a un organismo vivo, composto di persone che conosciamo e con cui camminiamo, e non come una realtà astratta e lontana. La Chiesa siamo noi che camminiamo. Noi: questa è la Chiesa. Credere questo ci porta a rimboccare le maniche e a metterci all’opera: nel nostro percorso di ascolto abbiamo tanto da fare e dobbiamo farlo insieme”.