“La speranza è che questi giorni insieme abbiano reso forte l’idea che la felicità è un diritto ma non solo. La felicità è lavoro, ricerca, impegno, capacità di osservare, di analizzare noi stessi e ciò che ci circonda”.
“Felicità è accogliere, è aprirci all’altro e proprio per questo è assunzione di responsabilità, di risposta ad una chiamata grande che fa appello al nostro saper obbedire inteso nel suo senso etimologico, cioè ‘ascoltare verso’”. Con queste parole Francesco Scoppola e Roberta Vincini, presidenti del Comitato nazionale Agesci, hanno salutato gli oltre 18mila (di cui trecento dalla diocesi di Lecce) capi scout dell’Agesci (Associazione guide e scouts cattolici italiani) che si sono ritrovati a Verona per la Route nazionale che si è chiusa domenica scorsa.
Quattro giorni di riflessioni, dibattiti, incontri, festa e gioco, nel più classico stile scout, per parlare di felicità, che “rappresenta oggi una scelta politica forte, controcorrente rispetto al negativismo e ai segnali di crisi e sfiducia”, e che è ritornata anche nel titolo di questo appuntamento: “Generazioni di felicità”. Un evento importante di snodo dell’Associazione, che oggi conta più di 180mila iscritti, tra capi e ragazzi, utile anche a definire le sfide e il percorso associativo futuro, a 50 anni dalla fondazione.
“Il nostro impegno per la costruzione della felicità non dura il tempo di un evento - hanno detto dal palco Scoppola e Vincini - è la nostra missione di cristiani, e non prevede soste, non concede esitazioni. Siamo chiamati a rispondere di questa felicità, per sentirla ancora di più vibrare sotto la nostra pelle, per goderne ancora di più i frutti. La felicità - hanno aggiunto - è un percorso faticoso, ciascuno lo ha sperimentato nella sua vita. Ma è una fatica che noi scout conosciamo bene: quella che ti fa raggiungere una vetta e poi, una volta arrivati in alto, ti fa guardare indietro, per contemplare la strada macinata, ma anche in avanti, per ammirare l’orizzonte. E, quando condivisa, questa fatica riesce a plasmare meravigliosi legami, relazioni significative e fondanti nella storia di ciascuno di noi”. “È una fatica, quella verso la felicità, che non possiamo, che non vogliamo fare da soli: questi giorni dimostrano che l’Agesci c’è, e ha voglia di scalare nuove vette, insieme”.
La giornata conclusiva ha visto la messa celebrata dal presidente della Cei, card. Matteo Zuppi e la lettura, dal palco, del messaggio di Papa Francesco che ha rinnovato il suo apprezzamento a tutta l’Associazione definita “rilevante realtà educativa nella Chiesa. Vi incoraggio - ha detto il Pontefice - a fare sempre più di essa una palestra di vita cristiana, occasione di comunione fraterna, scuola di servizio al prossimo, specialmente ai più disagiati e bisognosi”. Questo impegno “delicato”, ha osservato Papa Francesco, “richiede una formazione di qualità per coloro che sono chiamati a svolgere questa importante missione: anzitutto la disposizione ad ascoltare e a empatizzare con gli altri, quale ambito in cui germina e dà frutti l’evangelizzazione”. Nel suo messaggio Bergoglio ha invitato anche a “considerare l’impatto formativo che la vita e il comportamento dei formatori hanno sulle Branche” che compongono l’Associazione.
“I formatori educano in primis con la loro vita, più che con le parole” ha spiegato. “La vita del formatore, la sua costante crescita umana e spirituale come discepolo di Cristo, sostenuto dalla grazia di Dio, è un fattore fondamentale di cui dispone per conferire efficienza al suo servizio alle giovani generazioni. La sua stessa vita testimonia quello che le sue parole e i suoi gesti cercano di trasmettere nel dialogo e nell’accompagnamento formativo”.
“Se non lasciamo il mondo migliore, sarà peggiore. Segnato da ingiustizie inaccettabili, di cui non vogliamo lasciare ad ‘altri’ la soluzione. Non si sta bene evitando i problemi e le difficoltà. La felicità è procurarla agli altri”. Nella messa finale della route il card. Matteo Zuppi, presidente della Cei, richiamando il sogno di Baden Powell, “lasciate il mondo migliore di come lo avete trovato”, ai 18mila capi presenti ha detto: “Non siete per niente ingenue anime belle, ma belle e forti anime che vogliono dare anima a un mondo che ne ha poca. Perché sapete come va il mondo lo volete cambiare, e non siete diventati cinici osservatori, né turisti, ma esploratori. Voi generate tanta felicità”. Ed ancora: “Non si sta bene evitando i problemi e le difficoltà, o passando il tempo a curare i propri problemi, ma prendendosi cura dei problemi degli altri, perché abbiamo un amore più forte delle avversità”. Zuppi si è soffermato sui tanti giovani “catturati e ingannati dallo schermo che confonde reale e virtuale e fa credere di essere quello che non si è”. Essere capi anche “per loro, per camminare nella vita vera, per cambiare questo mondo e renderlo felice non perché va tutto bene, ma perché ho qualcuno con me e ho speranza. Capi perché nessuno resti indietro, per non avere paura degli imprevisti, per camminare contemplando e difendendo il creato e le creature, per imparare ad arrangiarsi, arte così importante per chi cammina davvero. Fare del mio meglio, solo così si educa e chi educa cambia”. Ne sono stati esempi figure come “don Peppe Diana, parroco di Casal di Principe e Assistente ecclesiastico dell’Agesci, don Giovanni Minzoni” e le Aquile Randagie tutti “testimoni e educatori di legalità e di giustizia, senza compromessi che scelsero di educare alla vera libertà, affrontando ogni fascismo e totalitarismo e violenza”. Da qui l’esortazione finale: “Siate testimoni umani e credibili di scelte definitive e libere, solo per amore e per servizio” “siate educatori e testimoni di condivisione nella comunità, siate testimoni di una vita cristiana che favorisce la bellezza di ogni espressione dell’umano, che non ha paura di legarsi per amore e non per possedere, sentendosi a casa nella Chiesa e amandola non perché sia una realtà perfetta, ma perché famiglia di peccatori perdonati. Buona strada carissime capo e capi dell’Agesci. Il Signore porti a compimento l’opera che ha iniziato con voi e in ciascuno di voi, cantando, camminando, con speranza e felicità”.