Lo scorso 30 aprile, rivolgendosi al Consiglio nazionale di Azione cattolica, Papa Francesco ha detto, tra le altre cose, che questa associazione “costituisce una ‘palestra’ di sinodalità, e questa attitudine è stata e potrà continuare ad essere un’importante risorsa per la Chiesa italiana, che si sta interrogando su come maturare questo stile in tutti i suoi livelli.”
Un tema, quello del contributo che l’Ac può offrire al cammino sinodale avviato nella Chiesa italiana, che è stato al centro del recente convegno nazionale dei presidenti diocesani e degli assistenti unitari, svoltosi presso la Domus Mariae, e che ha visto anche la partecipazione del vicepresidente della Cei, mons. Erio Castellucci, il quale ha sottolineato che “l’Azione cattolica, con le sue «antenne» presenti su tutto il territorio italiano… può aiutare i vescovi a rendere capillare la sinodalità, far parlare tutti quelli che lo desiderano, dare delle opportunità a tutti creando dei luoghi e dei tempi di ascolto.”
Per provare a comprendere insieme come dare concretezza a questi input, si è svolto l’altra sera, presso la parrocchia San Filippo Smaldone, un incontro rivolto ai presidenti parrocchiali e al Consiglio diocesano dell’Azione cattolica di Lecce, ovvero a quelle persone che, avendo assunto una specifica responsabilità di servizio, vivono dall’interno i luoghi del discernimento associativo - i consigli appunto –- che costituiscono quegli spazi in cui si fa esercizio di ascolto e dialogo, tra laici e sacerdoti assistenti, prima di assumere qualunque decisione sulla vita dell’associazione.
Ad aiutare la riflessione è stato, in collegamento dalla sua diocesi di Nola, Marco Iasevoli, già vicepresidente nazionale di Azione cattolica, oggi giornalista di Avvenire e direttore responsabile della rivista “Segno nel mondo”, il quale tra i tanti spunti emersi in un dialogo continuo con i presenti ha, tra l’altro, inquadrato il senso del cammino sinodale in una Chiesa che, con il magistero di Papa Francesco, vuole recuperare il suo slancio profetico. Ci si è poi confrontati sul rischio, che pure esiste, di trasformare questo tempo, che deve essere di conversione dello stile che la Chiesa tutta deve maturare, in un semplice evento da incasellare nelle tante iniziative delle chiese locali, e di come proprio il laicato possa invece sollecitare la valorizzazione di quegli organismi di confronto e partecipazione spesso trascurati.
Per contribuire, richiamando ancora le parole rivolte dal Santo Padre all’Azione cattolica, “a far maturare la consapevolezza che, nella Chiesa, la voce dei laici non dev’essere ascoltata per concessione… Dev’essere ascoltata per convinzione.”