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Baby gang che si fronteggiano nelle piazze, figli che picchiano i genitori e gruppi di giovanissimi, che in chat divulgano materiale pedopornografico, o inneggiano al nazismo.


Da quando è iniziata la pandemia, gli episodi di microcriminalità sono sempre più diffusi, e nella maggior parte dei casi, sono responsabili gli adolescenti.
Vicino Torino 5 ragazzi dai 14 ai 16 anni, hanno gettato "per scherzo" da un cavalcavia un masso dal peso di 8 kg, che ha sfondato il cofano di una vettura di passaggio, e il conducente si è salvato per miracolo.
A  Benevento due bande di minorenni si sono dati appuntamento attraverso i social, per non "annoiarsi" e prendersi a bastonate, senza un motivo. Uno di loro di appena 15 anni , ha tirato fuori un coltello colpendo e recidendo l'intestino all'altro compagno.
La chiesa continua ad esprimere viva preoccupazione per un fenomeno di violenza fatto da ragazzi travolti dal clima di anonimato, che bullizzano coetanei stranieri o altri ragazzi più deboli.
Davvero è solo colpa del lockdown o della didattica a distanza che impedisce ai ragazzi le normali relazioni con gli altri?
Personalmente non credo di dover associare questi comportamenti, alla pandemia che sicuramente ha amplificato i disagi
Il problema è amplificato anche dai social: una sfida su Instagram o su tik tok è una sfida vera e propria, e non ci si può tirare indietro.
Il bullismo anche quello nasce per tutelare la propria rispettabilità. Durante la pandemia e la relativa chiusura delle scuole - ha dichiarato Audrey Azoulay, direttore generale dell’Unesco - abbiamo visto crescere violenza e odio online». E a differenza del bullismo esercitato di persona, il cyberbullismo può raggiungere la vittima dovunque, in qualsiasi momento, spesso lasciandola in uno stato di ansia costante. In sette Paesi europei, la percentuale di bambini e adolescenti tra gli 11 e i 16 anni esposti a cyberbullismo è aumentata dal 7 al 12% in quattro anni, mentre continua a crescere, in maniera esponenziale, la percentuale dei giovani della fascia d’età tra i 15 e i 24 anni che è connessa. Già nel 2017, secondo i dati dell’International Telecommunication Union (Itu), lo era il 70% dei giovani nel mondo. Una stima riferita dall’Unesco, rileva che sono 246 milioni i bambini e gli adolescenti che sperimentano sulla propria pelle il bullismo ogni anno all’interno o nell’ambito della scuola. Le molestie verbali o via internet colpiscono studenti di tutte le età, in tutti i paesi e regioni del mondo.
La Fondazione Carolina, che prende il nome dalla prima vittima di cyberbullismo in Italia, diretta da Padre Paolo Picchio, ha ricevuto, ogni giorno, durante la quarantena da Covid-19, segnalazioni di video osceni durante le lezioni online, violenze verbali contro i docenti e gli altri studenti connessi. Tutte arrivano da scuole, società sportive, associazioni, persino dagli oratori, come rivela il segretario generale Ivano Zoppi in un’intervista al quotidiano Avvenire.
La voglia di trasgressione e di violenza, la rabbia mal gestita, nella sicurezza di una camera, rendono ogni gesto, ogni parola, più "leggera", questo è ciò che pensano i ragazzini.
Ma dietro una chat, un gruppo, una foto o un video, si nascondono criminali involontari, che spesso non hanno la percezione di stare compiendo un atto immorale quando non illegale. Dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi, a chiunque utilizzi un computer, uno smartphone e la connessione ad Internet, che le parole sono pietre, e una volta scagliate, e che un video o una foto condivisi in rete per scopi poco nobili non verranno mai cancellata, si replicherà all’infinito e non ci sarà possibilità di fermarla, e che, quindi, il dolore di chi subisce il bullismo digitale si riproporrà ogni volta in cui, in dieci secondi, quella foto o quel video verranno aperti e ricondivisi.

 

 

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