Il Centro Studi ‘Livatino’ presenta al futuro governo le sue proposte per l’utilizzo del Recovery Plan nella riforma della Giustizia.
Se dovesse arrivare il Recovery plan dovrebbe avere un punto di riferimento chiaro, quello della Giustizia, in modo che venga portata a compimento una sua riforma radicale, in tutte le sue caratterizzazioni.
Lo pensa e lo propone pubblicamente il Centro Studi Rosario Livatino in un documento (LEGGI IL TESTO INTEGRALE ) che auspica una sostanziale correzione di rotta rispetto alle ipotesi avanzate con la bozza presentata dall'ultimo governo il 12 gennaio scorso.
"Un investimento - si sottolinea - del solo l % del Recovery plan (pari a 2 miliardi) non può portare alle riforme strutturali che il comparto Giustizia necessita". E da qui la richiesta del Centro Studi al nuovo governo di uno sguardo più ampio e più lungimirante.
Più ampio perché deve abbracciare tutti gli ambiti che contraddistinguono la Giustizia, da quella tributaria a quella civile, a quella penale. Più lungimirante perché non è più il tempo delle soluzioni tampone basate sulla precarietà della lavorativa degli attori in campo.
Le proposte avanzate sono specifiche e circostanziate, basate su dati oggettivi e fondate su situazioni reali che determinano i tristi collegamenti tra amministrazione della giustizia e la sfiducia del cittadino, tra strutture carenti e lungaggini processuali, tra digitalizzazione dei dati e mancanza di personale che gestisca quegli stessi dati, tra riforme incompiute (giustizia civile) e concorsi da dover necessariamente espletare (ordinari e straordinari).
Nessun aspetto è stato ignorato dalle proposte di un Centro Studi nato sotto l'esempio tutelare del “giudice ragazzino” (come veniva appellato in senso denigratorio) presto beato, fondato da un gruppo di giuristi - magistrati, avvocati, docenti universitari, notai - a 25 anni dalla sua morte per mano dei mafiosi, e che studia temi riguardanti in prevalenza il diritto alla vita, la famiglia, la libertà religiosa, e i limiti della giurisdizione in un quadro di equilibrio istituzionale.