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In un tempo in cui, non ci si scandalizza quasi più di nulla, non ci sono reazioni dinanzi al finto sangue, che esce dagli occhi di un cantante sul palco di Sanremo, così come non fa notizia il suo bastone, stile “pastorale” con tanto di sacro cuore stilizzato, ma la polemica si scatena, rumorosa e “appassionata “per un piccolo, veloce segno di croce.

 

 

 

A tuonare contro il gesto di Amadeus è stato il segretario nazionale dell'Uaar, l'Unione atei agnostici razionalisti. Roberto Grendene all'Adnkronos non si è risparmiato: "Il gesto di Amadeus si incastra perfettamente in una tv pubblica orientata a promuovere il cattolicesimo e spendendo soldi pubblici per farlo. Era un po' tutto concordato. Amadeus, che è un professionista, non il primo che capita, e la regia del Festival di Sanremo, hanno voluto inserire quel gesto, e in questo senso a me sembra davvero poco opportuno".

Anche gli arabi contrari. Foad Aodi, presidente Co-Mai, Comunità del mondo arabo in Italia che, sempre all'Adnkronos, ha parlato di un gesto poco spontaneo da parte di chi, come Amadeus, conosce bene il mondo della televisione: "Non mi sento di dire che Amadeus ha sbagliato, rispettiamo ogni gesto individuale che viene dal profondo del proprio credo, però, a meno che non si sia trattato di un gesto spontaneo, lavorando in una televisione pubblica e sapendo che si parla anche a una platea di laici, atei, ebrei, musulmani, forse avrebbe dovuto tenerne conto". È stata soprattutto l'idea che il segno della croce, fatto da Amedeus poco prima di scendere le scale dell'Ariston, sia stato un atto di strumentalizzazione a far crescere la polemica.

Eppure c’è qualcuno che ha difeso il gesto del presentatore, come Povia che ha definito il gesto come un segno di cultura millenaria: "L'identità occidentale nasce da tre città, Roma, Atene, Gerusalemme. Pensiero giuridico romano, pensiero filosofico greco e cristianesimo. Il segno della croce, credenti o non credenti, è cultura che non si può rinnegare".

Un plauso all’Imam di Firenze, che con diplomazia, ha invitato tutti ad abbassare i toni: “Se uno crede… il credo è un valore aggiunto. Capisco che nella realtà italiana ed europea ci sia troppa paura, per motivi storici comprensibili, delle fedi religiose e dei loro simboli, ma non credo dobbiamo soffermarci su questo, dobbiamo riconciliarci col passato. Ognuno ha la sua fede, il suo credo, il suo pensiero, e anche se non condividiamo dobbiamo considerare la differenza una risorsa, una ricchezza". Per l'Imam, Amadeus ha comunque "sfruttato" il servizio pubblico per dire cosa pensa, ma "ciò rientra nella libertà di ogni persona. Dunque, non è affatto da condannare".

 

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