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Un algoritmo di intelligenza artificiale può davvero decidere su un nostro stato di salute o la selezione di chi è degno di nascere o no?

 

 

 

Quando parliamo di algoritmo intendiamo una successione di istruzioni o passi che definiscono l’operazione da seguire sui dati per ottenere i risultati, ma in una maniera così automatica che il tutto non lascia nessun spazio ad una componente di libertà. L’innovazione come l’intelligenza artificiale diventa autentica se nel suo favorire lo sviluppo umano realizza davvero un futuro migliore evitando incubi distopici. La proliferazione di alcuni risultati troppo legati agli automatismi, con evidenti sbavature in quelle che sono le sfumature, ci sta riconsegnando una realtà che non immaginavamo di vivere.

La ricerca del senso oggi, afferma fra Paolo Benanti, non avviene più mediante argomentazione ma mediante semplice narrazione dai caratteri mitici. Tutti narrano per il gusto di coinvolgere emotivamente il lettore e non consegnare in mano la realtà vera. Allora chiediamoci che tipo di conoscenza offrono queste macchine e che tipo di relazione è veramente possibile instaurare tra noi contemporanei e l’intelligenza artificiale? L’implicazione sociale ed etiche sono ormai attuate e richiedono anche un governo che non permetta che la persona e la sua capacità di libero arbitrio non cada sotto il peso dell’algoritmo e passare da un algoretica ad una algocrazia.

 

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