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“Abbiamo ancora molto da imparare”, così titola la sua post-fazione al volume (edito da Progedit), “Pandemia. Apprendere per vivere”, il prof. Nicola Paparella che, nel tempo dell’emergenza sanitaria, ha “partorito” insieme con Pierpaolo Limone, rettore dell’Università di Foggia e a Gilda Cinnella, ordinario di Anestesia e rianimazione presso l’Ateneo foggiano.

 

 

La pubblicazione a tre mani è il tentativo ben riuscito di approfondire ed inquadrare la pandemia dentro alcune coordinate interpretative per collocare nell’esperienza umana una realtà sconvolgente che prima di febbraio era a tutti estranea.

Di fondo il libro cela una credibile speranza di futuro. Essa, però, pone una condizione: lasciarsi trasformare da questa esperienza dolorosa che, seppur si nascondeva fra le pieghe della vita è, comunque, giunta inattesa sollevando, come spesso accade, “rinate spinte negazioniste, le paradossali denunce complottiste, le colorate turbolenze narcisiste e la mai sopita violenza verbale”.

“Nella promozione della salute – spiega Paparella - è compito delle autorità di governo trovare le soluzioni più adeguate, per ottenere il risultato più efficace, nel tempo più breve possibile e senza mai perdere il contatto con la gravità della situazione, drammaticamente certificata dal numero dei morti, dalla grande estensione del contagio e dalla accertata criticità delle risorse sanitarie sin qui allertate”.

La salute rimane il bene supremo della persona che va salvaguardato e rispettato e che è l’unico che permette di promuovere insieme bene comune e bene pubblico perché si attui il principio di sussidiarietà e sussistenza attraverso azioni al quale il collettivo dà il nome di solidarietà.

La sperimentazione di un lavoro più agile inizia a intravedersi. Ad esempio, scrive l’esperto pedagogista leccese, è “già oggi possibile alleggerire e rendere più leggero e più sicuro il lavoro del medico di base, il quale, nel ricevere una richiesta di prestazione da parte di un suo paziente, potrebbe ricevere, in tempo reale, una serie di dati clinico strumentali essenziali per un primo significativo orientamento. In questa direzione occorre muoversi con prudenza, ma anche con decisione, secondo espliciti e verificati protocolli. Servirebbe a preservare l'incolumità dei medici, a conferire tempestività all'avvio di un corretto trattamento, ad alleggerire gli oneri che pesano sul sistema ospedaliero, e forse persino a ridurre i costi economici”.

“E allora insieme ce la faremo”, slogan che tutti ormai conosciamo grazie ai mezzi di comunicazione, “non è un'espressione di retorico ottimismo, ma una manifestazione di volontà d'impegno, una dichiarazione di assunzione di responsabilità, una deliberazione di solidarietà. Conseguentemente, la ripartenza - e, ancor prima, l'annuncio della ripartenza - dovrebbe fare un esplicito riferimento a qualcosa da fare, a qualcosa da condividere, a un programma da disegnare, a un itinerario da compiere”. 

Occorre, quindi, secondo il prof. Paparella fare ipotesi di progetti che siano in grado di mettere il fare e l’insieme verso una proiezione sull’oggi che anticipi il domani che non potremo mai conoscere del tutto, dove il “buon senso dovrà farsi guidare dalla saggezza e dall’umile ascolto dei messaggi nascosti, quelli che prendono senso ed evidenza dalle intuizioni, dall’analogia, dall’appello di esse nel divenire delle cose”.

Il volume (126 pp), come si diceva, si avvale anche del saggio di Piarpaolo Limone (“Affiorano nuove regole”) e dell’intervista, a cura dello stesso Paparella, a Gilda Cinnella , specialista e docente di medicina delle catastrofi si può ordinare in libreria e si può acquistare attraverso il sito dell’editore www.progedit.com.

 

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