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La “cultura pop” è quella relativa al consumo dei media in maniera massiva: è quella che descrive quella la società contemporanea e che si realizza nel suo cambiamento d’epoca.

 

 

 

Si è esaurito un modello culturale antico moderno e sta nascendo quello basato sulla tecnica della digital age. Con il tramonto della razionalità scientifica ottocentesca per arrivare con la nascita delle fabbriche e delle industrie a dei beni ineguagliati in tutta l’umanità. Abbiamo un potere tecnologico senza eguali.

La cultura pop nasce dal basso: prima si produce e si utilizza, poi diventa di massa. Anche il cibo ha questa caratteristica nel suo essere globale creando un gusto “sintetico”. Ma ciò che è sintetico non cambia solo il mondo esterno ma prima di tutto noi stessi. Ed è nel mondo delle comunicazioni di massa che abbiamo il massimo del cambiamento d’epoca: con la rivoluzione della digitalizzazione, si parla di industrie di primaria importanza e di servizio pubblico. Mezzi che si sono susseguiti nella storia: cinema, radio, televisione fino ad arrivare al computer che ha influenzato tutti quelli precedenti in maniera particolare. Il computer trasforma tutti i problemi umani in statistiche, grafici ed equazioni. Inquietante, ma ci da l’impressione che tutto è risolvibile. Il confine tra uomo-macchina è diventato molto sottile e “la macchina si umanizza non meno di quanto l’uomo si macchinizza”.

Siamo nella società dell’informazione e l’uomo è un “organismo informazionale interconnesso” perché tutto si basa sulla capacità di processare. Il rischio è ridurre l’uomo ad un minuscolo chip inserito in un sistema gigante, che è sempre più guidato e sviluppato dalle intelligenze artificiali. Siamo in una nuova epoca: ma possiamo pensare a qualcosa di più intelligente dell’essere umano? L’era dell’antropologia del postumano e transumano vede l’uomo come un essere malleabile. La vita si interseca con potenti algoritmi che calcolando il tutto sembrano diventare la proprietà dell’organizzazione della materia e negli esseri viventi notiamo come la dignità umana ha bisogno di potersi rendere giustificabile anche nei nuovi paradigmi del cambio d’epoca.

Percepire i contorni dell’identità umana ci aiuterà a definire meglio i limiti di una macchina. Educarsi nel digitale è fondamentale per avere capacità critica, capacità di uso e di creazione mediatica. Siamo nella società del Digital Age, forse chi era stato scartata è proprio la famiglia e la sua organizzazione. Sicuramente anche la famiglia è sottoposta a condizionamenti in particolare quella che ci propone la pubblicità. Ma rimangono le famiglie, oltre allo Stato e al mercato, coloro in grado di offrire identità, appartenenza e simbolismo. Se la nuova epoca vive di storie, crea miti per esorcizzare paure e angosce, una grande sfida nasce dall’essere comunità credente in questa nuova era che è capace di essere incisiva. Essere testimoni di speranza è la sfida che attende ogni credente in questa nuova epoca. Cosa possiamo fare per aiutare questa nuova generazione del cambiamento d’epoca?

 

Forum Famiglie Puglia