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“Diventa cristiano e sarai adulto”: la pastorale è chiamata a convertirsi in un segno di un “Qui si diventa cristiani” in maniera consapevole per non restare eterni giovani.

 

 

 

Oggi l’adulto purtroppo non rappresenta più un compimento dell’esperienza umana e insieme a questo si è ecclissato la trasmissione della fede intergenerazionale vedendo nell’indottrinamento una pastorale ormai per nulla efficace e troppo lontana dal contesto attuale. Il cambiamento d’epoca al quale tutti assistiamo, o anche rivoluzione copernicana vede slegare la condizione adulta dall’apprezzamento della visione cristiana del mondo.

Come scrive l’autore di questo libro Armando Matteo, l’adulto ha assunto un miglioramento della condizione di vita, ma bisogna osservare il rischio di vederlo connesso all’avvento dell’”adorazione della giovinezza”, non accettare questo dato di fatto potrebbe alluderci anche nella pastorale di buttare via il bambino con l’acqua sporca e di restare in un mondo “senza adulti”. È il tempo di passare da un cristianesimo della consolazione ad un cristianesimo dell’innamoramento: abbiamo bisogno di adulti che siano capaci di cura e responsabilità. L’adulto che serve è quello che incarna la specificità umana dell’essere generativo: di una gioia che è capace a sua volta di dare gioia. Anche la pastorale è chiamata ad una conversione copernicana, nel quale nel suo essere luogo dove si diventa cristiani permette di incrociarsi con Gesù e con una comunità che spinga i giovani ad assumere la forma adulta dell’umano. Incontrare Gesù significa accogliere la benedizione paterna e così “diventare cristiano” e trasformare la propria esistenza in occasione di benedizione per chiunque incontri nel tuo cammino e così “sarai adulto”. Una pastorale senza la possibilità di generare non serve; saremo capaci di far diventare cristiani solo se lasceremo spazio anche ad una comunità adulta nella fede, scoprendo una “carità digitale” anche su un sito web, fino ad affermare che i canti sono più importanti dell’omelia ma non per un primeggiare in una comunità ma nel fare del canto il più bel momento per animare e ricordare a tutti che la domenica merita il meglio possibile.

 

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