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«Con cuore di padre: così Giuseppe ha amato Gesù». Comincia così la Lettera apostolica Patris Corde che Papa Francesco ci ha donato in quest’anno in cui ricorre il 150° anniversario della dichiarazione di San Giuseppe quale patrono della Chiesa universale.

 

 

 

E in quest’anno, in cantiere già prima dell’indizione di questo speciale anno di San Giuseppe, don Gabriele Vecchione, presbitero della diocesi di Roma, ci fa dono di un piccolo ma intenso libro sulla persona di Giuseppe: «Rimani o vai via? Il desiderio di Giuseppe». Un testo denso che prova a leggere l’essere compagno, marito, padre.

Don Gabriele riesce ad entrare in poche pagine e con una nettezza disarmante in temi e dinamiche che costituiscono il grande labirinto dell’uomo di oggi.

L’alternativa tra “rimanere” e “andare via” è vero crocevia di tante vite, e da queste pagine emerge il carattere di questa scelta come locus di raccolta dei frutti dopo la semina di una vita.

Il rischio di cadere nel banale, di far uscire una figura sdolcinata di San Giuseppe come esecutore-non-pensante di un volere estraneo, viene evitato in questo libro mostrando tutto il percorso che san Giuseppe compie prima di prendere la sua decisione: meditare, riflettere, ascoltare, amare.

Non si tratta di un libro che idealizza il matrimonio, non è un libro che si fa leggere in una confort-zone: entrando dentro al rapporto di Giuseppe con la giustizia e con la buona reputazione, con la tristezza e con la felicità, con la sua stessa intimità (la fiducia nel sogno), con Maria sua moglie, con suo Figlio, l’autore percorre un viaggio dentro quelle vicende - vissute, ascoltate o studiate - che suggerirebbero di andar via subito, senza rifletterci troppo. La tentazione più grande dell’uomo contemporaneo: vedere la mala parata, e scappare.

Ma per il Giuseppe che conosciamo in questo libro, come detto, andar via non sarebbe stato il primo passo da cui ripartire: sarebbe stato l’ultimo, dopo un pieno ascolto dell’amore che abitava dentro di lui.

E la scelta di rimanere di San Giuseppe si rivela tanto più preziosa quando non staccata dalla propria interiorità: in questo, ogni uomo può guardare e imparare dal cammino di San Giuseppe.

 

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