I valori sociali sono diventati oggetto di “vetrinizzazione” con i mezzi di comunicazione, i videogiochi e le serie tv, siamo immersi nel vedere il mondo come in una “vetrina”.
Il processo di progressiva spettacolarizzazione e valorizzazione che negli ultimi due secoli ha investito i principali ambiti delle società occidentali ha visto gli affetti, la sessualità, il corpo, l’attività sportiva, i media, il tempo libero, i luoghi del consumo, gli spazi urbani e persino le pratiche relative alla morte diventare una “vetrina”.
L’individuo, per Vanni Codeluppi, si è trovato a vivere non solo in una società liquida ma anche di fronte a tante merci dovendo abituarsi a leggere sempre nuove comunicazioni visive e affrontando la vita in solitudine nella nuova condizione sociale imposta dall’urbanizzazione e dalla modernità. Nel corso del Novecento i media hanno progressivamente rafforzato il modello di comunicazione della vetrina passando da una fruizione collettiva (manifesti, cinema, televisione) al consumo smisurato di Internet fino a vedere la morte come l’ultima vetrina. La morte non è mai stata come oggi un evento così individuale, una violenza brutale e ingiusta, restando però un fenomeno inconciliabile con la cultura del benessere e del consumo: e allora una cosa ci rimane da ricordare e cioè che non bisogna né sopprimerla né esorcizzarla rendendola innocua attraverso la sua rappresentazione o meglio ancora “vetrinizzazione televisiva o mediatica”.