La dieta si deve considerare nel senso etimologico del termine come un “regime di vita”, “stile di vita”, cioè un fattore fondamentale per la nostra esistenza e per la nostra salute.
I nostri stili alimentari sono influenzati dalle abitudini apprese in famiglia, dalle credenze religiose e filosofiche, dalle tradizioni dell’ambiente in cui si vive, da scelte culturali personali, ecc..
Le tipologie dietetiche presentate in questa sezione, alcune equilibrate, altre meno, vanno considerate ed analizzate criticamente alla luce delle attuali conoscenze nutrizionali.
Negli ultimi settant’anni, da quando il nutrizionista ricercatore americano Ancel Keys, sbarcato nell’Italia meridionale al seguito delle truppe alleate durante la Seconda guerra mondiale, si accorse delle strette connessioni tra alimentazione e patologie cardiovascolari, numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato l’importanza dell’alimentazione mediterranea.
La dieta mediterranea: rivaluta soprattutto le più sane abitudini alimentari della nostra tradizione; abitudini che peraltro sono state oggi da noi abbandonate, perché considerate espressione di “vita povera”, sulla via del consumismo importato dalle società industriali. Come conseguenza, oltre a spendere di più, mangiamo male (cioè in modo poco equilibrato) e troppo (consumiamo molto di più del nostro reale fabbisogno calorico).
Gli alimenti tipici dell’area mediterranea sono adatti anche per formare facilmente “piatti unici”, capaci di fornire da soli l’apporto nutritivo degli usuali “primo” e “secondo”, sostituendoli efficacemente ed economicamente con un’unica portata. Esempi tipici sono: la pasta con fagioli (o ceci, o lenticchie), lo spezzatino con patate, le paste asciutte con condimenti di formaggi o carni, i minestroni con formaggio grattugiato, la pizza, ecc.
La nuova piramide della dieta mediterranea moderna proposta dall’Inran nel mese di novembre 2009, e rivolta a tutti gli individui di età compresa tra i 18 e i 65 anni, introduce 4 indicazioni importanti e significative: attività fisica; convivialità; stagionalità; prodotti locali.
Essa differenzia il consumo giornaliero indicando le porzioni di alimenti da assumere quotidianamente dal consumo settimanale, segnalando i cibi da consumare con più moderazione.
Per la prima volta viene detto agli italiani di mangiare la stessa quantità di carne (”non più di 2 porzioni a settimana”) e di legumi (”almeno 2 porzioni a settimana”).
Gli alimenti da consumare nell’arco della giornata sono la frutta con guscio, il latte e i derivati, l’olio extravergine di oliva ed erbe, aromi e spezie (al fine di diminuire il consumo del sale). Per la frutta e la verdura il consiglio è di variare il consumo sulla base dei “5 colori del benessere ” (giallo-arancio, rosso, verde; blu-viola; bianco).
Gli alimenti da consumare con frequenza settimanale sono invece il pesce e i molluschi, i legumi, le uova e la carne bianca in particolare la carne di pollo (evitare però la pelle). I salumi e la carne rossa invece sono quasi all’apice della piramide e proprio sulla vetta della piramide troviamo i dolci che non devono essere banditi, ma consumati con moderazione. Il riferimento alle porzioni moderate ci insegna che nessun alimento deve essere eliminato ma alcuni devono essere consumati meno frequentemente di altri.
Per info o domande: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. (dott.ssa Francesca Leone - Biologa Nutrizionista)