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Cantava Franco Battiato: «Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via. Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai».

 

 

 

Domenica scorsa la comunità di Cocumola (diocesi di Otranto) durante la celebrazione eucaristica serale ha accolto l’anello (argento 926 con una pietra Giada color ametista) che un furto sacrilego aveva sottratto alla settecentesca statua di San Nicola.

Al canto delle litanie di San Nicola, il parroco, don Biagio Mandorino, accompagnato dai Carabinieri della stazione di Maglie e Minervino di Lecce, ha riconsegnato alla statua il suo anello.

Durante l’omelia il parroco ha sottolineato che la cerimonia non aveva il gusto ormai diffuso dalla stampa e dai media e dai reality di "additare, condannare e mettere all’indice il poveretto incappato nell’errore del furto sacrilego - ha sottolineato don Biagio -. Quanto piuttosto un modo per domandarci quanto e come come cristiani e cittadini del mondo, ci prendiamo cura, secondo l’invito di Gesù, gli uni degli altri, soprattutto dei più deboli, fragili prede del male. È più facile giocare a guardie e ladri e attendere che qualcun altro debelli il male che ci circonda che piuttosto essere comunità attenta e premurosa, dagli occhi capaci di vedere le necessita e le sofferenze dei fratelli”. 

“Le forze dell’ordine - ha concluso - sono un esempio dell’impegno che ognuno, secondo le sue potenzialità, deve eliminare il male, creando spazi di benessere. I deboli e i fragili, prima di essere perseguiti dalla legge, devono essere accompagnati dalla nostra cura personale, poi comunitaria e sociale".

 

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