Il vescovo di San Severo, mons. Giuseppe Mengoli, indice una giornata di digiuno e una settimana di preghiera per la pace in Israele e nel mondo, con inizio domani 13 ottobre.
“Sarà il nostro modo di scendere in campo e di gridare, insieme con Papa Francesco e con la Chiesa intera, il comune bisogno di una nuova umanità”, afferma il presule. Domani sera, in cattedrale, la veglia di preghiera sarà alle 20.30. Durante tutta la settimana il vescovo suggerisce di aggiungere quest’intenzione alla preghiera dei fedeli: “Per la pace nel mondo: Signore, fa’ che prevalga il desiderio del bene, il dialogo costruttivo, il senso di responsabilità. Il tuo Spirito di pace illumini ed orienti le scelte di coloro che sono chiamati a governare i popoli e la tua Chiesa sia segno e strumento di unità e concordia”. Inoltre, chiede di “scegliere una delle preghiere eucaristiche per la riconciliazione e la pace presenti nel Messale”.
“Non c’è spazio per rassegnati fatalismi, poiché è sempre in gioco la volontà umana, quella che spesso invece di scegliere il bene, sceglie deliberatamente il male. Nessuno, infatti, è mai obbligato a fare il male e ad uccidere - osserva mons. Mengoli -. Quando viene superato il confine invalicabile della dignità dell’altro, ogni linguaggio aggressivo è giustificato, ogni logica violenta diventa possibile, ogni prevaricazione legittimata. Ma le ferite di Israele appartengono a tutti e il sangue e la morte di quel popolo rischiano di condurre in agonia l’intera umanità, perché in una guerra sono tutti sconfitti. Muoiono la verità della vita, il senso dell’esistenza, muore subito la fragile presunzione di innocenza dietro la quale spesso ci si nasconde e muoiono, soprattutto, tanti innocenti. Tanti…”.
E “anche se per quella Terra vengono meno il desiderio e la possibilità di vivere nella sicurezza - prosegue il vescovo di San Severo -, la pace non può diventare un illusorio miraggio, né l’anelito di pace restare soffocato in cuori ripiegati in un freddo cinismo. È vero! Quello scoppiato sabato scorso è purtroppo solo l’ennesimo conflitto che si aggiunge a quelli già esistenti, molti dei quali sconosciuti ai più, ma questo non può e non deve creare una inconscia assuefazione allo scorrere di scenari che si presentano sempre più drammatici”.
Il vescovo invita a “capire che uno stile di pace non ci rimanda in un fiabesco, quanto impossibile idillio, ma ha un costo. Spesso un costo molto alto, che dovremmo essere pronti a pagare volentieri. Tuttavia, accanto alla necessaria fatica delle mediazioni di pace da parte dei governi, l’unica arma potente che è in mano a noi credenti è quella della preghiera. La preghiera per la pace, la preghiera per le vittime, la preghiera per chi uccide senza scrupoli, la preghiera per tutti gli indifesi”.