“Ogni uomo, creato da Dio, possiede una dignità naturale che si basa sulla sua vocazione trascendente, a sua volta fondata sul rapporto unico con Colui che è l’autore della vita”. Lo ha detto mons. Giuseppe Giuliano, vescovo di Lucera-Troia, nell’omelia della Messa crismale in cattedrale a Lucera.
“La Chiesa è sempre pronta ed attenta a collaborare, anche con i credenti di altre religioni e i non credenti, purché venga rispettata la dignità della vita umana, fino alle fasi estreme della malattia, della sofferenza e della morte - ha sottolineato il presule -. Dio Creatore, infatti, offre all’uomo la vita nella sua dignità come un dono prezioso da custodire e da proteggere, da sviluppare fino a renderne conto ultimamente a lui. La Chiesa attesta il senso positivo della vita umana come un valore già percepibile dalla retta ragione che, anche alla luce della fede, conferma e valorizza nella sua inalienabile dignità. Un valore talmente alto da impedire ogni tentativo di schiavitù e, molto di più, ogni attentato diretto alla vita di un essere umano”.
Pertanto, “sopprimere un malato, anche su sua richiesta, non significa affatto riconoscere autonomia né valorizzarla, ma al contrario significa negare il valore della sua libertà e della sua dignità, significa decidere arbitrariamente al posto di Dio il percorso della vita e il momento della morte”. Perciò “la Chiesa non si stanca di ripetere che l’aborto, l’eutanasia e il suicidio volontario inquinano la civiltà umana, infangano coloro che così si comportano più ancora di quelli che ne subiscono le azioni. Queste pratiche di morte disonorano grandemente sia l’uomo creatura sia il Creatore, Signore della vita”.
Rivolgendosi ai sacerdoti mons. Giuliano ha auspicato: “Che il Signore allarghi il nostro cuore di preti, perché quelli che incontriamo possano trovare in esso almeno un po’ di spazio. Così che possiamo essere, noi sacerdoti, un piccolo ma desiderato pezzo di cielo in cui il Signore si mostra al nostro prossimo. Così che possiamo essere benedizione, pur in mezzo alle maledizioni e alle contraddizioni del mondo”.
Il vescovo ha, quindi, osservato: “La salvezza è spazio di Dio che si insinua e si dilata tra le angustie e le meschinità degli uomini e le riempie di pace. Se il peccato è, infatti, mancanza di vita, la salvezza è pienezza di vita perché è pienezza della benedizione di cui il Benedetto ha colmato i suoi amici. Che il Signore ci renda benedizione per chi incontriamo sul nostro cammino”. Per questo, ha concluso, “egli ci ha fatto preti. Anzi e prima ancora, per questo egli ci ha fatto cristiani”.