“Se credi in Dio, hai il mondo in pugno”. Scriveva così Paola Adamo sul suo diario di adolescente. Insieme a questa, tante altre riflessioni sul senso della vita.
Paola morì il 28 giugno del 1978, a 14 anni e mezzo, colpita da un’epatite virale fulminante. Ieri, a distanza di 43 anni, l’arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro, ha presieduto l’insediamento del tribunale diocesano per la causa di beatificazione e canonizzazione della serva di Dio Paola Adamo, postulatore don Martino Mastrovito.
A tre anni di distanza dalla pubblicazione dell’editto con cui l’arcivescovo annunciava l’inizio di questo iter, dopo aver raccolto le diverse documentazioni custodite da Lucia D’Ammacco, madre di Paola e dopo aver ottenuto il consenso dalla Congregazione dei santi della Conferenza episcopale pugliese, si è giunti all’insediamento formale, il rito durante il quale i membri del tribunale hanno prestato il solenne giuramento.
“La figura di Paola per la sua profondità - spiegano dalla postulazione - ci offre la possibilità di affrontare con i giovani, e non solo, argomenti come l’omologazione, che lei denuncia in uno dei suoi temi scolatici, il bullismo nella scuola che combatteva attraverso l’inclusione e la solidarietà verso le compagne di classe che ne erano vittime, e le profonde riflessioni teologiche sull’esistenza di Dio, sulla redenzione, sul farsi prossimi e sulla comprensione degli altri. Tutti temi che emergono dai suoi scritti di bambina o ragazza adolescente”. Il segno lasciato da Paola è stato grande a tal punto che a distanza di vent’anni dalla sua morte, è nato un “(E)laborAtorio Amici di Paola Adamo”, con lo scopo di raccogliere testimonianze, relazioni di grazie e documentazione che comprovassero la fama di santità della ragazza. Nel 2018 ha preso poi il via un concorso letterario che ogni anno contribuisce a far riflettere i giovani sui temi a lei più cari.