“È un momento di grande corresponsabilità, al quale non dobbiamo sottrarci e del quale ognuno deve avvertire la rilevanza”.
Lo scrive mons. Luigi Renna, vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano e presidente della Commissione episcopale Cei per i problemi sociali e il lavoro, in un messaggio alla Città, per la solennità di San Pietro Apostolo e a pochi mesi dalle consultazioni elettorali durante le quali i cittadini sceglieranno la nuova amministrazione comunale, dopo il lungo periodo di guida dei commissari prefettizi in seguito allo scioglimento della precedente per infiltrazioni mafiose.
“Mentre la giustizia fa il suo corso, non possiamo non guardare con speranza al futuro, attenti ai bisogni di una Città che, con le sue borgate rurali, è fiaccata da tanti problemi, alcuni atavici, acuiti dalla situazione di pandemia dalla quale ci auguriamo di uscire definitivamente – osserva il presule -. È il momento in cui la società civile, i partiti e i movimenti politici si stanno adoperando per esprimere dei candidati a sindaco e all’amministrazione, che abbiano davvero a cuore il bene comune. Auspico, come tanti cittadini, un attento discernimento sulle candidature, che sia animato dal buon senso e dal desiderio di essere rappresentati da chi ponga fine alle tante situazioni che frenano lo sviluppo integrale della città e la sua qualità della vita”.
“Il buon senso sappia scegliere uomini e donne che abbiano gli strumenti culturali per una chiara visione di ciò di cui Cerignola necessita e la rendano protagonista di una ripresa economica favorita” dal “Piano nazionale di ripresa e di resilienza”: anche “se l’economia non è l’unico indice per indicare lo sviluppo integrale della Città, è tuttavia determinante perché dalla mancanza di investimenti sul lavoro dipende il bene comune”.
Il vescovo chiarisce: “Il bene comune non ha nulla a che vedere con l’assistenzialismo che aiuta la gente per renderla dipendente dai suoi ‘benefattori’, nello stile delle associazioni mafiose, ma ‘promuove’ delle condizioni affinché ogni persona possa realizzarsi socialmente, culturalmente e professionalmente”.
La “somma dei beni particolari” mette insieme “beni egoistici”, secondo la logica “spartitoria”, in cui “lo stile mafioso e l’interesse di pochi giocano sempre la parte del leone”. Il “bene comune” è “indivisibile perché non guarda ai benefici di qualcuno, ma di tutti: centro e periferie, città e borgate, zone artigianali e aree rurali. E mi permetto di suggerire ai candidati: assicuratelo sia a chi sosterrà la vostra elezione, sia a chi sarà vostro avversario politico”.
E ha aggiunto: nei programmi dei candidati alle prossime elezioni amministrative “sia ben chiara la distanza da ogni forma di illegalità, da procedimenti amministrativi che possano favorire la corruzione e le infiltrazioni mafiose, da ogni tipo di contatto con chi, con i suoi loschi affari, ha ridotto in questo stato la Città” e “si affermi con chiarezza cosa è l’illegalità, cosa è la mafia e come essa può bloccare la qualità della vita cerignolana. Tacere su questi temi, significherebbe partire col piede sbagliato”.
Dal vescovo, poi un invito a circondarsi “di gente al di sopra di ogni sospetto, di persone che non hanno bisogno della politica per vivere, perché non si sentirebbero libere nei confronti del potere”; a prendere “a cuore il buon funzionamento della ‘macchina’ amministrativa, senza la quale anche le idee migliori non possono realizzarsi”; di essere “rigorosi, nella collaborazione con le Forze dell’Ordine, per la sicurezza dei cittadini nel centro, nelle periferie e nelle zone rurali”; a vigilare “sul commercio ‘selvaggio’ di prodotti di dubbia provenienza, venduti senza licenza o in mancanza delle necessarie condizioni igieniche, sotto lo sguardo mortificato di chi paga spazi pubblici e autorizzazioni per fare il proprio onesto lavoro”; ad avere “a cuore il decoro urbano di Cerignola”. “Questione ambientale, questione dell’educazione allo smaltimento dei rifiuti, decoro delle piazze e anche delle periferie cresciute senza armonia e bellezza sono aspetti tra loro connessi”, osserva il presule.
“Chiedo, a nome dei senza voce, i nostri fratelli immigrati, che portano ricchezza al nostro territorio con il loro lavoro, spesso mal pagato, accoglienza e servizi che permettano loro di lavorare senza doversi piegare alle logiche del caporalato”, aggiunge il vescovo, che si rivolge anche ai cittadini che voteranno: “Disdegnate gli slogan senza contenuti, non accontentatevi delle briciole, né dei favori personali, ma mirate alto, alla qualità della vita e al bene di tutti”.