Il Lecce è stanco e non sa più vincere. Sono 16 i punti nelle ultime 11 gare. Troppo poco negli ultimi due mesi. I salentini sono afflitti dalla pareggite (sono ora 4 i pari consecutivi) e anche a Parma si conferma la medesima malattia.
A dir il vero, alla fine è andata anche bene, seppure negli ultimi minuti poteva scapparci la vittoria. Ma sarebbe stato troppo e francamente immeritato. Ora capiamo perché Baroni abbia invocato con forza la sosta, che viene come una manna per i salentini. Così, ancora novità nella formazione iniziale dei giallorossi al Tardini. In modo particolare, a centrocampo, Baroni sceglieva Blin e Bjorkengren e in attacco riproponeva Pablo Rodriguez. Al centro della difesa, riprendeva il suo posto Tuia, che sostituiva l'infortunato Dermaku.
Il Lecce partiva subito forte con le magie di Strefezza e le insidiose iniziative di Coda. Il Parma era pericoloso soprattutto con Mann i cui spunti sulla fascia creavano apprensione sull'out di destra dei salentini. A centrocampo Vasquez trovava i tempi giusti di inserimento mentre a destra era Rispoli, ex di turno, a sfondare.
Il Parma era un po' lungo, così il Lecce poteva sfruttare le ripartenze, come al 10', quando Rodriguez cercava senza successo il dribbling che lo avrebbe messo dinanzi al portiere.
In fase di non possesso, gli emiliani evitavano di pressare in avanti e rimanevano rintanati nella propria metà campo. Il Lecce poteva allora impostare dal basso, ma trovava il muro parmense a partire dalla metà campo.
Al 13' sull'asse Vazquez e Benedyczak era il Parma a tirare per primo in porta; un minuto dopo, Hjulmand lanciava Rodriguez in contropiede, ma la rifinitura per Coda e Strefezza era imprecisa.
Tra il 25' e il 27' il Parma reclamava due rigori su Tutino, ma in entrambi i casi i contatti di Lucioni e Barreca erano assolutamente regolari. La partita allora si incattiviva e Tutino, già ammonito per proteste, rischiava il secondo giallo già al 28' per fallo su Bjorkengren, ma Rapuano non se la sentiva di espellerlo.
I salentini, col passare dei minuti, perdevano lucidità a centrocampo dove Hjulmand era accerchiato e l'aggressività parmense fruttava tante riconquiste. Il Lecce non manteneva più nemmeno il possesso peraltro spesso sterile. Coda toccava pochi palloni e non faceva il solito movimento di cucitura. Gli emiliani prendevano coraggio e affondavano soprattutto dal lato di Rispoli e Vazquez, veramente ispirato. I due esterni giallorossi non potevano spingere troppo preoccupati alle loro spalle. Ne risentiva il gioco offensivo salentino che si affidava al lancio lungo dalle retrovie, senza particolare successo.
Alla fine del primo tempo, era ancora Coda (finalmente ottima la sua sponda) a far partire il contropiede giallorosso con uno splendido passaggio per Bjorkengren il quale di prima intenzione serviva Rodriguez che veniva bloccato in extremis da Bernabè.
Nel recupero del primo tempo, era infine il Parma a sfiorare il vantaggio, ma Plizzari si salvava con uno splendido intervento e, sulla ribattuta, Mann non trovava il gol da due passi a porta vuota.
Il primo tempo si chiudeva con questo autentico brivido che dimostrava la pericolosità degli emiliani, i quali avrebbero meritato persino di portarsi in vantaggio. Il Lecce appariva stanco, Rodriguez era evanescente, Strefezza doveva ripiegare troppe volte e, dopo un ottimo inizio, veniva ben controllato. Calabresi troppe volte era superato in velocità sulla sua fascia e anche in difesa Lucioni e Tuia non erano impeccabili. Invece erano discrete e pulite le prove di Blin e Bjorkengren, ma i movimenti offensivi dei salentini erano sempre ben controllati. Il Lecce non annotava nemmeno un tiro in porta nei primi 45 minuti.
Nella ripresa, era ancora il Parma a sforare il vantaggio con Vazquez e Benedyczak, al 49', mentre Rodriguez continuava a sbagliare anche i passaggi più semplici. Coda e Strefezza volevano cercare il fraseggio, ma la coralità e linearità del gioco leccese era una chimera.
I primi cambi li faceva il Parma inserendo anche la batteria di nuovi attaccanti, come Simy e Pandev, dimostrando in questo modo la voglia di vincere la gara. Il Lecce sbandava pericolosamente e il solo Coda faceva salire la squadra.
Finalmente, Baroni interveniva con due cambi: entravano Di Mariano e Gargiulo al posto di Rodriguez e Bjorkengren.
Iniziava molto bene proprio Di Mariano che si procurava molte punizioni e faceva respirare il Lecce, che si riproponeva in avanti, dopo 15 minuti di vera apnea.
Anche nel finale il Lecce non si faceva apprezzare lasciando che un episodio potesse giocare a favore. Un tentativo era dato dal lancio su Coda, lasciato solo con il suo marcatore, il diciottenne Circati, la cui presentazione era eccellente. Proprio Coda lasciava il posto ad Asencio (buona la sua prova) al 77' mentre Gendrey sostituiva Barreca. La girandola dei cambi però non sortiva particolari effetti. Così, il Lecce si faceva apprezzare solo per il suo meraviglioso tifo, anche a Parma caloroso e festante. L'episodio poteva giungere al 84' quando un cross di Di Mariano, deviato, diveniva preziosissimo per Strefezza che però veniva fermato due volte dal portiere parmense, che compiva un doppio prodigio. Gli ultimi minuti erano tutti per i salentini che sfioravano ancora il gol con un tiro a giro di Di Mariano, nuovamente sventato da Turk.
Baroni ci credeva e inseriva anche Ragusa al posto dello stremato Strefezza. Non cambiava però il risultato finale e i salentini uscivano dal campo stremati, ma con la sensazione di dover fare molto di più per raggiungere la serie A.