Un Lecce tutto cuore e orgoglio esce indenne da San Siro contro il Milan. Un 2-2 finale, grazie alla prodezza di Marco Calderoni al 92’, che spazza via l’opaca prova di quindici giorni addietro contro l’Atalanta e restituisce sorriso e autostima ai giallorossi.
Liverani aveva predicato la ‘ferocia agonistica’ per uscire con un risultato utile dal Meazza, consapevole come era che i suoi uomini lo avrebbero ripagato con una prestazione di gioco e risultato. Pronti via ed il primo tempo diventa un monologo con i padroni di casa che sembravano essere tarantolati e desiderosi di chiudere subito la pratica. Una invenzione di Calhanoglu porta avanti il Milan, che spreca tanto e molto nei primi 45'. Sarà un segno del destino, chissà.
Si riparte e Liverani getta nella mischia Farias al posto di un evanescente Falco, davvero imbarazzante la sua prova. È la chiave di volta della gara. L’estroso Farias e il possente Babacar cominciano a seminare lo scompiglio tra le fila rossonere. Un rigore concesso grazie al Var, il brivido della parata di Donnarumma e la ribattuta del gigante giallorosso. 1-1 e il Lecce ci crede, così come i circa 3000 sostenitori giallorossi assiepati lassù sul terzo anello.
Ma gli ultimi dieci minuti sono da panico. Liverani si fa espellere dall’arbitro Pasqua; Piatek, partito dalla panchina, ritrova la rete per il nuovo vantaggio rossonero. Il Lecce non ci sta, continua a a crederci e al 92’ Calderoni si inventa un missile terra-aria che fa esplodere di gioia la tifoseria giallorossa al seguito. 2-2 finale e tutti negli spogliatoi.
Un pareggio in extremis che evita una sconfitta che avrebbe avuto il sapore della beffa, soprattutto per il gran secondo tempo disputato dai giallorossi. Un punto che fa classifica, morale, e soprattutto rasserena gli animi dopo la batosta in terra bergamasca. Neanche il tempo di rifiatare che già si pensa al prossimo impegno. Al Via del Mare, pronto ad indossare l’abito della festa, sabato pomeriggio arriva la Juventus di Cristiano Ronaldo. Sognare è lecito, ed il Lecce ci crede.