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La folla incontenibile come le lacrime e il dolore di mamma Ginetta e dei due fratelli Andrea e Alessio. Il saluto a Marco Arnesano è stato un tripudio di giovani.

 

Non solo decine e decine di amici di Arnesano, di Monteroni... Ma anche tanti ragazzi che hanno potuto apprezzare il grande animo di un ragazzo di 24 anni strappato alla vita e ai suoi affetti da una terribile malattia troppo presto.

Il rito funebre nella chiesa madre: una delle sue volontà probabilmente legata alla sua grande devozione per il Crocifisso miracoloso, patrono di Arnesano. Era stata una sua precisa richiesta. Confidata ad un amico quando si era reso conto - ma senza darlo a vedere e senza aver mai perso la speranza – che c’era poco da fare ormai: bisognava attendere e prepararsi ad un’altra vita. Più bella e, soprattutto senza fine.

“Marco - sono alcuni passaggi dell’omelia del parroco don Antonio Sozzo che ha presieduto il rito funebre (ha concelebrato con lui don Andrea Gelardo, un altro giovane sacerdote di Arnesano amico di Marco) - ci ha mostrato come vivere e ci ha insegnato come morire. Ha combattuto come un leone la sua battaglia contro la leucemia con tutte le armi che la medicina gli ha messo a disposizione”.

“La Provvidenza - ha proseguito il celebrante - ha voluto però che nel momento della prova e della malattia egli si affidasse al Signore e rinvigorisse la sua fede in Lui. Nelle ultime settimane, con una sensibilità e una delicatezza incredibili nei confronti della mamma, aveva deposto le armi umane del combattimento contro il male che lo torturava, facendo credere a sua madre di non essere consapevole della sua fine imminente. In realtà lo faceva per non farla soffrire ulteriormente. Infatti, non ha più scritto su Facebook, non ha detto più nulla, non si è lamentato, non ha pianto, non si è disperato, non ha gridato al Signore: ‘perché? Che male ho fatto per meritarmi questo?’. Si è fidato - ha concluso -, si è affidato e ha detto: sia fatta la tua volontà, offro a te la mia vita come Gesù Crocifisso”.

Anche l’arcivescovo Michele Seccia, impossibilitato ad essere presente perché fuori Lecce, si è fatto vicino con un messaggio ai familiari di Marco. “Mi associo - ha scritto Seccia in un biglietto che don Antonio ha poi consegnato alla mamma di Marco - al vostro dolore, certo che la sua sofferenza è partecipazione alla passione di Gesù Cristo”.

“La fede - così si conclude il messaggio - ci dice che Gesù Risorto è per noi speranza certa che la vita eterna ci rende partecipi della sua vittoria sulla morte: in Lui e con Lui tutti ci ritroveremo. Vi abbraccio con affetto. Don Michele”.

 

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