Una città intera si è stretta intorno a papà Ennio, a mamma Pinuccia, al fratello e alla sorella e al marito Stefano per esprimere solidarietà, conforto e affettuosa preghiera di suffragio per Annamaria, volata in cielo per un brutto male a soli 38 anni.
A presiedere l’eucarestia il vicario generale don Gigi Manca, già arciprete di Campi Salentina e parroco della Collegiata e intimo amico della famiglia Monastero. Hanno concelebrato con lui l’attuale parroco don Sandro D’Elia, il successore di don Gigi, don Gerardo Ippolito e don Riccardo Calabrese, parroco a Carmiano ma originario di quella parrocchia.
“Davanti a tanto dolore - ha esordito don Gigi nell’omelia - nessuna parola può essere di conforto, solo al silenzio è permessa la presenza. Ma c’è una parola che non disturba questo silenzio, la preghiera che viene dall’abisso, dalle profondità del mare, come la preghiera del profeta Giona (2,2-10)”.
“Anche noi - ha continuato -, aiutati dalla fede in Gesù morto e risorto, possiamo ascoltare la preghiera di Anna Maria che, come Giona, confida nel Signore suo liberatore. Sì miei cari, la nostra preghiera, la preghiera della Chiesa, è solo l’eco della preghiera dei nostri cari che sono davanti al Signore della vita e della gloria. Noi preghiamo per loro, perché loro pregano e se pregano sono vivi. Gesù è vivo e con Lui anche quelli che gli sono stati affidati sono vivi (cfr Gv 17,26)”.
“Anna Maria - ha spiegato il vicario generale - è morta a questa vita terrena. Ma dire questo non è dire tutta la verità. La verità esige che diciamo che Anna Maria ora è viva davanti a Dio e in Dio, la sua vita è trasfigurata, è la vita che il Signore ha pensato nella sua interezza per ciascuno di noi. Se Dio avesse pensato la vita di ciascuno solo come vita terrena, sarebbe stato molto ingiusto, poiché questa vita non termina per tutti allo stesso modo e non contiene gli stessi anni per tutti. Dio ci ha pensati e amati per essere con Lui, per sempre. Il nostro stare insieme, l’amore che unisce una persona all’altra, l’amore che ha unito Anna Maria a Stefano, l’amore che ha legato i genitori e il fratello e la sorella ad Anna Maria, l’amore che lega ciascuno di noi agli altri è la pregustazione dell’amore che durerà sempre fra noi, in Dio”.
“La malattia e la morte prematura di Anna Maria - ancora mons. Manca nell’omelia - vanno lette come l’ennesima prova della fragilità che accompagna ogni essere umano, fragilità che precede e trascende qualsiasi condizione di vita, qualsiasi età, qualunque posizione sociale ed economica. Ma la vita personale di Anna Maria, la sua formazione cristiana, culturale, grazie soprattutto alla sua famiglia alla quale ella era legatissima, i suoi ideali, i suoi progetti, il suo lavoro, che ha svolto con passione e competenza, il suo impegno nella società con la sensibilità di una ragazza veramente cristiana, il suo coraggio e la sua dolcezza, l’amore profondo e tenero, ricambiato, per il suo Stefano, tutto questo la malattia e la morte non lo hanno distrutto, non lo hanno neppure scalfito. Tutto questo rimane e rimane in tutta la sua bellezza e luminosità”.
“Dobbiamo - ha concluso don Gigi indicando l’essenzialità dell’amore come via per l’eternità - guardare al valore e alla bellezza della vita non tanto attraverso i soldi, il potere, il godimento materiale, ma attraverso l’amore che deve precedere e seguire tutte le scelte della nostra esistenza. Facciamo in modo di investire là dove qualcosa rimane di noi. Quando le nostre mani fanno del bene, diventano mani immortali; quando i nostri occhi sanno guardare coloro che hanno bisogno, non si chiuderanno più. Così sono le mani, gli occhi, il cuore di Anna Maria dinanzi a Dio”.
La messa è stata animata dalle voci di Tyna Casalini e Just4Jesus. Prima della benedizione finale il ricordo commosso di tre amiche - Elena, Gabriella ed Elena - condiviso con l’assemblea orante.