Il giorno della Candelora tutti i frati e le suore si sono dati appuntamento in duomo per celebrare la Giornata della vita consacrata.
La scelta del giorno fa riferimento al Vangelo cioè alla presentazione dei parte dei genitori di Gesù bambino al Tempio. Proprio qui a Gerusalemme il vecchio Simeone, ricevendo in braccio quel bambino, lo proclamò “Luce delle genti”.
La giornata della vita consacrata vuole rendere tutti i religiosi e le religiose “luce riflessa di Cristo” consapevoli di quanto tutti i cristiani professiamo: “credo la chiesa una, santa, cattolica e apostolica (luce riflessa di Cristo)”. Questa unica chiesa si rende visibile, palpabile, comprensibile, qui e ora, intorno all’altare, presente il vescovo del luogo.
L’abbondanza degli aggettivi qualificativi uniti alla varietà dei modelli di vestiario indossati dai religiosi denunciano una tendenza a chiudersi nel particolare per costituirsi di fatto come una chiesa “esente” dalla giurisdizione del vescovo locale, tendente a sentirsi “chiesa parallela” con un generico e formale riferimento all’autorità del Papa, con un proprio rito e calendario liturgico, con propri santi e sante e con un proprio aggettivo qualificativo indicante il marchio di origine.
Ecco alcuni esempi terminologici: claustrale, contemplativo, missionario, benedettino, francescano, domenicano, gesuita, vincenziano, teatino, barnabita, salesiano e poi ancora tradizionalista, progressista. neocatecumenale, comunione e liberazione, movimento dello spirito (…).
- Gesù, luce delle genti, venne al mondo nel silenzio della notte e in terra straniera, visse in anonimato in mezzo alla gente, morì come un malfattore in croce, ma Dio Padre lo risuscitò dai morti ed ora vive immortale nei secoli.
- Gli aggettivi qualificativi in uso nella chiesa antica erano solo due: cristiano è il mio nome, universale è il mio cognome. Siamo invitati a guardare la vita cristiana ed essere più semplici, concreti e lineari.