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Il prossimo anno due appuntamenti attendono la grande Famiglia Vincenziana, oltre duecento rami in tutto il mondo, in rappresentanza di oltre due milioni di persone, che si innestano nel comune tronco del carisma di San Vincenzo de’ Paoli.

 

 

Si tratta del Giubileo ordinario e del giubileo dei 400 anni della Congregazione della Missione che San Vincenzo de’ Paoli fondò nel 1625. Padre Tomaž Mavrič, superiore generale scrive che “la dimensione profetica che dalla grazia dello Spirito di Dio che è ‘sopra di noi’ giunge all’ascolto del grido dei poveri e alla disponibilità a prendersi cura; la dimensione sinodale che vede il superamento dell’individualismo per un cammino ed una azione comunitaria; la dimensione missionaria la cui autenticità nasce da una spiritualità che vuol far conoscere San Vincenzo e la Congregazione della Missione”.

La prima tappa riguarda un dipinto su tela, “Mani per il pane” dell’artista bosniaco, fuggito dall’assedio di Sarajevo, durante la guerra nei Balcani degli anni ’90, Safet Zec. L’artista raffigura braccia e mani disperate tese fino allo spasimo verso il pane per chiedere aiuto, giustizia, libertà, misericordia. Per il responsabile dell’ufficio di comunicazione della Congregazione della Missione, Padre Salvatore Farì, è “attorno al pane che ci riscopriamo fratelli, umanità che vive, fatica, spera, gioisce.  In quelle mani contempliamo quelle dei poveri che cercano pane…”. Padre Farì spiega che ne era ben convinto San Vincenzo de’ Paoli che alle Figlie della Carità diceva che “la speranza produce la fiducia… Dobbiamo credere che Dio vuole darci tutte le grazie necessarie per salvarci. Pertanto, chi non credesse che Dio si prende cura della nostra salvezza mediante le vie che la sua Provvidenza conosce adatte per noi, l’offende. Non essere saldi nella speranza e non credere che egli si prende cura della nostra salvezza eterna è una diffidenza che gli dispiace”.

Il quarto centenario della fondazione della Congregazione della Missione è per tutti i credenti l’occasione “per ravvivare la consapevolezza di essere segno di speranza per i poveri”: “Sì proprio così! Tutti siamo segno di speranza per i poveri, tutti siamo prolungamento dell’azione di Dio, tutti siamo chiamati a compiere ‘azioni divine'”.

 

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