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Un’intensa e commossa partecipazione di sacerdoti, parenti, amici e di tanti fedeli ha animato presso il Santuario SanFilippo Smaldone di Lecce, la chiesa di Casa madre, la solenne concelebrazione eucaristica per il 50° anniversario di professione religiosa di sei suore Salesiane dei Sacri Cuori.

 

«La consacrazione è segno della presenza di Dio in noi, in un cammino che ha come radice la santità di San Filippo Smaldone, fondatore di questa famiglia religiosa. Cinquant’anni per sei sorelle sono trecento anni di donazione e di missione. Tantissimi se ci fermiamo a pensare!», ha sottolineato l’arcivescovo Michele Seccia nell’omelia.

Visibilmente emozionate le religiose, Alfredina Petrachi, Nicla Chianura, Gerardina De Matteis, Anna Ida Borghini, Daniela Quarta. Un pensiero costante a suor Orsola Maniscalco, che per motivi di salute non ha potuto festeggiare con le sue consorelle una tappa così importante della sua scelta religiosa che “nonostante il buio della sofferenza, tende la mano e con coraggio testimonia il dono della vita”, si recita nella preghiera a lei dedicata.

Una festa certamente, ma «fare memoria - ha spiegato Seccia - non significa ricordare il passato, ma celebrare il presente di Dio nella nostra vita, nell’Eucarestia». E ricordando la croce ha aggiunto: «la dimensione verticale ci fa guardare a Dio e ci congiunge permanentemente a Lui; la dimensione orizzontale è il carisma, il servizio verso gli altri, l’abbraccio all’umanità».

Con tenerezza la Superiora generale Madre Ines De Giorgi ha accompagnato le sei Salesiane dei Sacri Cuori, con lo sguardo rivolto a mons. Seccia e ai sacerdoti concelebranti (don Attilio Mesagne, cappellano del Santuario, don Giovanni Serio, parroco di San Filippo Smaldone in Lecce, mons. Antonio Montinaro, Padre Pompilio Tamiano e Padre Cosimo Chianura, fratello di una delle religiose festeggiate). La Madre al vescovo ha chiesto sostegno e conferma della loro missione nella comunità leccese. Solo una domanda, la preghiera per il dono delle vocazioni.

A far sentire la forte sinergia dei presenti, un lungo applauso al rullo dei tamburi, ha portato alla conclusione della celebrazione, tra qualche lacrima, tanti abbracci e la fedeltà ad una chiamata che è per sempre, perché come insegna il loro padre fondatore, San Filippo Smaldone “Il nostro fine è Dio per il quale operiamo”.

Si ringrazia Samuele Dell’Onze per il servizio fotografico.

 

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