I solenni festeggiamenti in onore di San Filippo Smaldone si sono conclusi ieri a Lecce, con la partecipata processione tra le strade del centro storico.
Con partenza dalla chiesa delle Scalze, oggi santuario diocesano, un coloratissimo schieramento di mamme, giovani, bambini, volontari, le Suore Salesiane dei Sacri Cuori (congregazione religiosa femminile fondata dal santo leccese), la Madre generale Suor Ines De Giorgi portando la reliquia del Fondatore e alcuni sacerdoti si è incamminato in preghiera, al suono della banda, per raggiungere la cattedrale.
In Piazza Duomo la festosa accoglienza dell’arcivescovo di Lecce, mons. Michele Seccia, che si è conclusa con il volo di tanti palloncini colorati che i bimbi delle scuole delle suore di San Filippo hanno lasciato volare prima di entrare nella cattedrale per la santa messa conclusiva.
“Rallegrati, Chiesa di Lecce - il saluto dell’arcivescovo nell’omelia - perché il Signore, nella sua provvidenza, ha creato il terreno fertile per un carisma particolare, quello di San Filippo Smaldone”.
“Se San Filippo Smaldone - ha continuato Seccia - ha avuto da Dio questa grande ispirazione, questa è diventata feconda. Si è diffusa in tante parti del mondo e trova riscontro nella carità, nel modo come ci si prende cura di coloro che non riescono a comunicare, ad ascoltare, a relazionarsi”.
“È un’esperienza che ci stimola a guardare le periferie della nostra città – ha aggiunto don Giovanni Serìo, parroco della giovane comunità parrocchiale intitolata a San Filippo Smaldone a Lecce nella zona del comando dei Vigili del fuoco - le periferie fatte dai bisogni dell’uomo, dalle complessità urbane dove specialmente si vive la solitudine, il bisogno non solo materiale, ma tutto il bisogno dell’incontro esistenziale della relazione”.
“E proprio San Filippo Smaldone ci stimola ad andare verso le periferie – ha proseguito don Giovanni -, quei luoghi che Papa Francesco li individua come fonti di grazia, fonti di esperienza in cui oggi si incarna il vangelo della carità. San Filippo diventa ‘scuola’ in cui possiamo imparare ad incarnare il vangelo del prossimo il vangelo della carità”.
Tanta commozione e soprattutto una grande festa. Terminata la messa, la processione ha fatto ritorno al santuario annesso alla Casa madre delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori. La piccola chiesetta accogliente, che custodisce il corpo di San Filippo Smaldone, sempre aperta per tutti, ma soprattutto per coloro che pur non potendo comunicare come gli altri, grazie a San Filippo Smaldone, ci ricorda mons. Michele Seccia, sono riusciti a “trovare il lato bello della vita”.