La statua e la spada di San Michele Arcangelo sono tornate nel santuario di Monte Sant’Angelo dopo essere state accolte e vegliate da famiglie, bambini e tanti fedeli provenienti da tutto il Salento e che si sono dati appuntamento nella parrocchiale di San Massimiliano Kolbe in Lecce (quartiere Stadio).
Sabato pomeriggio, è stata tanta la commozione nel veder giungere la statua accompagnata dalla Polizia di Stato (di cui San Michele è patrono), dalla banda, dai bambini vestiti come l’Arcangelo e da tanti fedeli, è stata tanta. Molti fazzoletti che sventolavano nel salutare la statua e la spada del Principe delle milizie celesti.
Chi è accorso ha potuto conoscere la storia delle prime apparizioni e l’origine della grotta grazie alle parole di Padre Marco Arciszewski della comunità dei Padri Micaeliti che custodisce la basilica garganica.
“Vi dono due notizie - ha detto il religioso in uno dei suoi interventi nelle due giornate -, la prima è che non siamo eterni: non siamo in questo mondo per rimanere per sempre; siamo pellegrini, siamo di passaggio. La seconda, è che San Michele oggi vuole invitarci a combattere sempre il male, e vivere questo tempo forte della Chiesa, con spirito rinnovato, a compiere il bene sempre, vincere il male con il bene: è la consegna che l’Arcangelo Michele, in lotta contro il ‘grande drago” lascia a tutti noi oggi”
La chiesa gremita ha partecipato alla recita della Corona angelica e alla celebrazione eucaristica, presieduta sabato sera da Padre Arciszewski, concelebrante don Emanuel Riezzo, della parrocchia dedicata all’Arcangelo in Trepuzzi.
La comunità trepuzzina ha voluto donare la cera che arde nel santuario “non consacrato da mano d’uomo”.
Tante le confessioni, fino a tarda sera di sabato e la mattinata di ieri, mani giunte nella preghiera fiduciosa. Molto toccante e partecipata la benedizione con la spada di San Michele, un rito antico con un significato particolare. La spada rappresenta quell’essenza affilatissima e peculiare in grado di separare e far trionfare il bene sul male, perché il bene, anche quando sembra sconfitto, ha una sua forza, contagia ed è fecondo. L’Arcangelo, infatti, non impugna la spada, ma la tiene alzata per la lama a indicare la sua intenzione non guerriera; la presenta come una croce a simboleggiare la vita del Cristo come scelta.
La chiesa è rimasta aperta fino a tarda serata per permettere a tutti di pregare davanti al simulacro.
Ieri, di prima mattina, la visita privata dell’arcivescovo Michele Seccia che è riuscito a trovare un momento per pregare e per offrire una riflessione ai numerosi pellegrini presenti davanti all’immagine tanto venerata, mentre era in Visita Pastorale a Lizzanello
Due giorni di grazia e di emozioni ripercorrendo l’inno Akatisto: grazie San Michele, perché non solo hai sconfitto il drago grande, ora sorgi e vigila per sempre sui fedeli che a te si affidano.
Racconto per immagini di Arturo Caprioli