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Nella tradizione Bizantina, il periodo di dieci settimane che precede la Pasqua, "festa delle feste", viene chiamato Triodion, nome che indica le tre odi bibliche cantate, in questo periodo, nell'ufficio del mattutino.

Questo tempo anticipa l'inizio della Quaresima della tradizione latina con quattro domeniche di pre-quaresima che gradualmente guidano i fedeli a tornare al Signore attraverso la conversione, il pentimento, la purificazione e il digiuno. Nell'oriente cristiano, la preghiera per i defunti si celebra solennemente in due momenti dell'anno liturgico: al vespro del sabato che precede l'inizio della Quaresima, con la domenica di Carnevale e al vespro del sabato che precede la festa di Pentecoste. Questa doppia ricorrenza indica la fedeltà dei defunti, come dei viventi, a seguire il Signore nel mistero della morte e della risurrezione. Di fronte all'iconostasio si benedicono "i collivi", semi di grano cotti e conditi con ingredienti che ricordano i profumi e la dolcezza del Paradiso. Sono un simbolo di risurrezione; come il chicco di grano non muore, ma coperto dalla terra nasce a nuova vita e produce frutti nuovi, così la vita dell'uomo non termina con la morte. Alla fine del rito, i fedeli, consumando insieme i collivi, partecipano di questa fede che immette i viventi con i defunti, nel circolo dell'eternità.

Nell'oriente cristiano, il digiuno è strettamente legato alla prassi quaresimale, nella quale si osserva l'astensione da tutto ciò che ha origine animale, però con un principio fondamentale: l'incompatibilità tra la celebrazione Eucaristica e il digiuno. l'Eucaristia mantiene il suo carattere festivo e gioioso perché è il sacramento della venuta di Cristo e della sua presenza in mezzo a noi. Il digiuno quaresimale, quindi, trova spazio in tutti i giorni feriali nei quali la tradizione bizantina vieta la celebrazione Eucaristica, con l'unica eccezione riservata alla festa dell'Annunciazione. Tuttavia, ogni mercoledì e venerdì, nella preghiera del vespro, così come la tradizione latina propone soltanto il venerdì Santo, i fedeli ricevono il conforto del cibo eucaristico attraverso i doni del pane e del vino Presantificati nella liturgia festiva. È un conforto nel digiuno per acquistare le forze opportune per sostenere il cammino di penitenza verso la meta pasquale della Risurrezione.

Durante le liturgie bizantine, i fedeli sono esortati frequentemente a mantenersi in piedi "orthì!", postura che avvicina la mente e il cuore al Cielo, ma solo in alcune occasioni piegano le ginocchia, genuflettendosi. Le grandi metanie rappresentano un segno penitenziale quaresimale e si eseguono nella liturgia dei Presantificati, durante il canto del salmo 140. I fedeli seguono i movimenti che ricordano l'abbassamento di Gesù Cristo (Kenosi) e la sua risurrezione (Anastasi), passando più volte dalla posizione eretta alla prostrazione a terra. Tornano a genuflettersi soltanto nella grande invocazione allo Spirito Santo a Pentecoste.

Nella tradizione latina, il mese di maggio è riservato particolarmente alla preghiera mariana, nell'oriente cristiano, invece, è proprio la Quaresima il periodo nel quale si loda la Grande Madre di Dio che col suo SI, nell'Annunciazione, ha generato l'economia della salvezza per tutti gli uomini. Ogni venerdì, si cantano alcune "stanze" dell'Inno Akathistos, nel quale la Theotokos è celebrata come identificazione della Chiesa, quale Sposa senza sposo terreno, Sposa dell'Agnello, in tutto il suo splendore e la sua perfezione. L'ultimo venerdì di Quaresima si celebra solennemente la Madre di Dio con il canto completo dell'Inno. A Lecce abbiamo una traccia molto significativa della tradizione bizantina perché si celebra, lo stesso giorno, la festa mobile dell'Addolorata, nel suo Santuario, già dedicato alla Madonna di Costantinopoli.

Nella parrocchia di rito bizantino a Lecce (detta chiesa greca), ogni mercoledì, alle 18,30, si celebra la liturgia dei Presantificati per tutto il tempo quaresimale.

 

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