Nato a Gallipoli, 38 anni fa. Di Racale, un piccolo paese del Salento, dove vive ancora la sua numerosa e bella famiglia, la mamma, quattro sorelle, due fratelli e tanti nipoti. Il papà Giovanni, deceduto nel 2008 in concomitanza col primo anno di noviziato, una presenza costante custodita nell’intimità della sua vita. Semplice e spontaneo, legato ai valori della sua terra, fra Sebastiano Sabato, da settembre 2019 parroco del Fulgenzio, ci fa sapere qualcosa in più della sua storia, della sua vocazione e del suo essere francescano, con una sincerità che tocca il cuore!
Per chi ancora non la conoscesse chi è fra Sebastiano?
Sono un frate minore! Dopo aver compiuto i primi passi del mio percorso vocazionale, ho conosciuto i frati francescani nel corso di una missione popolare proprio a Racale, nella mia Parrocchia di S. Giorgio Martire. Successivamente, poi, ho avuto il piacere di “toccare con mano”, più nello specifico, l’operato dei frati di Soleto e così ho iniziato a frequentare i weekend vocazionali nel Convento della Madonna delle Grazie, da loro guidato. Dopo il mio ingresso in Convento nel 2006 e l’anno di Noviziato, ho emesso la Professione Temporanea il 1° Ottobre 2009, la Professione Solenne il 6 Aprile 2013 e l’Ordinazione Diaconale il 27 Settembre 2014 proprio nella Chiesa Parrocchiale di S. Antonio a Fulgenzio di cui oggi sono parroco.Mi è stato conferito l’Ordine del Presbiterato il 7 Aprile 2015, presso la mia Parrocchia di S. Giorgio Martire in Racale. Da lì è proseguita la mia formazione francescana presso il Convento “La Pietà” in Brindisi.
La prima esperienza importante di vita religiosa?
La mia prima importante esperienza di vita religiosa mi ha portato ad operare presso la Casa Circondariale “Borgo San Nicola” in Lecce, come docente di Religione Cattolica, ma soprattutto come fratello spirituale.
Successivamente il Signore mi ha permesso di vivere un’altra esperienza forte che mi ha visto per cinque anni a servizio dei frati infermi e ammalati dell’Infermeria Provinciale di Leverano.
Negli ultimi tre anni, poi, ho vissuto un’altra bella e arricchente esperienza pastorale come Rettore del Convento “Madonna della Visitazione” in Salice Salentino. Questa la storia del mio cammino che oggi mi ha condotto a guidare la comunità parrocchiale di S. Antonio da Padova a Fulgenzio. Ecco, dunque, fra Sebastiano: un innamorato di Dio e della sua Parola, che cerca di camminare incontro a Lui sulle orme del Poverello di Assisi.
Prima esperienza di parroco, quindi?
Sì, questa è la mia prima esperienza di parroco, ma, come dicevo poc’anzi, ho lasciato Salice Salentino e, in particolare, il Convento, non senza rimpianti perché in quel luogo ho trascorso 3 anni molto belli.Va da sé, però, che il Signore ci chiama ad operare sempre in luoghi diversi, e allora si accettano volentieri le obbedienze, i trasferimenti e i cambiamenti perché l’obiettivo resta sempre lo stesso, ovunque ci portino le nostre strade. Certo è che le precedenti esperienze, in particolare quella presso “Borgo San Nicola”, presso l’Infermeria Provinciale e l’ultima in Salice Salentino, sono state molto forti e in un certo senso mi hanno preparato a questo passo di grande responsabilità e mi hanno aiutato sicuramente a maturare su diversi aspetti. Credo che essere il parroco di una comunità parrocchiale come quella di “Fulgenzio” non rappresenti un punto d’arrivo, ma, al contrario, un punto di partenza perché ci si mette ancora una volta in discussione e in cammino verso nuove situazioni tutte da vivere e da sperimentare per continuare a farne tesoro e ad imparare dai nostri stessi passi, giusti o sbagliati che siano. Proprio quelle esperienze sono state per me una vera e propria scuola, infatti, anche per fare i conti con le difficoltà incontrate, con le gioie, con le circostanze piacevoli e anche con quelle meno belle che si vivono, ma è proprio in quei momenti che poi realizzi che il compito che ti è stato affidato è quello di portare la buona notizia ed è lì che esprimi ciò che sei e la tua personalità, ma soprattutto esprimi la fede che ti porti dentro. Quindi, ribadisco, le esperienze passate sono state la mia scuola per questa nuova responsabilità che mi è stata affidata.
Come ha accolto la notizia di essere parroco di questa comunità?
Devo dire che ho accolto la notizia con trepidazione, ma anche con estrema serenità perché mi sono sempre fidato di Dio e sempre continuerò a fidarmi di Lui e di tutto ciò che mi viene affidato attraverso la Chiesa e attraverso i Ministri. Ogni situazione che ci troviamo a vivere e ad affrontare è un dono del Signore e come tale nulla può essere dato per scontato, quindi anche la fiducia che il Ministro Provinciale ha riposto in me, affidandomi quest’incarico, è stata davvero inaspettata e accolta ovviamente con grande gioia.
Qual è il segno distintivo di una comunità parrocchiale a vocazione francescana?
Sicuramente il segno distintivo di una comunità francescana è proprio il carisma francescano che viene trasmesso anche e soprattutto dalla stessa presenza dei frati: si tratta, dunque, di una Fraternità di frati a servizio della comunità, infatti il nostro primo annuncio è quello di riuscire a trasmettere il carisma francescano attraverso lo stare insieme come fratelli, e non a vivere il proprio individualismo, a condividere lo stesso ideale di vita e lo stesso spirito di servizio.
Cosa cambia tra una parrocchia guidata da un prete diocesano e una comunità servita da un frate minore?
La differenza penso sia dovuta al fatto che nella parrocchia diocesana troviamo il parroco coadiuvato da un viceparroco. In una comunità servita da un frate minore, invece, tutto è incentrato sulla collaborazione di diversi frati che offrono un aiuto concreto al parroco nella realizzazione della pastorale quotidiana, c’è sì la responsabilità del parroco, ma l’animazione della pastorale ha un aspetto molto più fraterno.
Si è fatto un’idea del territorio e del popolo che le sono stati affidati?
Diciamo che sto cercando, giorno dopo giorno, di acquisire delle idee in merito: certamente non è semplice trovarsi a guidare la comunità parrocchiale di “Fulgenzio”, molto più vasta di quella che poteva essere, ad esempio, la comunità conventuale di Salice Salentino. Sicuramente ci sono differenze tra le due realtà, legate alla tradizione, alla cultura e anche alla mentalità del popolo di un territorio rispetto al popolo di un’altra zona, ma, ripeto, la nostra missione è unica, ovunque andiamo, per cui, anche in questo nuovo cammino cercheremo di produrre buoni frutti, secondo il cuore di Dio.
Quali sono le linee guida del programma pastorale di questo primo anno?
Posso senz’altro affermare che, al momento, non ho linee guida già definite da affidare ai miei parrocchiani perché, appunto, sto cercando di conoscere le persone, prima di stabilire delle linee programmatiche. Sto cercando, principalmente, di ascoltare la gente e di conoscere, piano piano, la fede che ciascuno si porta dentro, che vive e sperimenta ogni giorno, perché, ad esempio, la mia fede mi ha aiutato davvero tanto e mi ha aperto davanti una vita che mi ha permesso di “accorgermi” di tante cose che custodisco nel mio cuore. Così cerco di capire, non so se ci riesco, ma cerco di farlo, “ascoltando” i cuori di coloro che incontro sul mio cammino, prima di stabilire degli obiettivi per i quali mettersi al lavoro. È chiaro che, anzitutto, vengono comunque portate avanti le attività della catechesi per i bambini, per gli adulti, gli incontri con i lettori della liturgia, con gli operatori della Caritas, con i Ministri, con gli operatori pastorali, ma posso anticipare che mi piacerebbe molto realizzare un progetto con e per i giovani, in futuro, ad esempio riordinare gli spazi di attrazione che abbiamo a nostra disposizione, quale il campetto da calcio e pallavolo, rendere questi spazi più idonei all’accoglienza dei ragazzi, creare dei punti d’incontro e di aggregazione, realizzare iniziative che coinvolgano maggiormente le generazioni del domani… insomma, puntare su nuove esperienze che siano sicuramente più a misura dei ragazzi.
Un compito importante per una persona giovane come lei. Emozionato, preoccupato, o quali emozioni sta vivendo in questo momento?
Sicuramente è davvero un compito importante quello che mi è stato affidato. Le emozioni, vere e profonde, sono le stesse del primo giorno, del giorno del mio ingresso ufficiale in Parrocchia… del resto, chi non sarebbe emozionato di fronte a tutto questo? Preoccupato no, non direi assolutamente, ma continuamente vivo delle grandi emozioni che caratterizzano i miei momenti di preghiera, di catechesi, emozioni anche nell’incontro con i poveri che cercano un momento di conforto nella nostra mensa… è un continuo turbinio di emozioni perché credo fermamente in ciò che sono chiamato a fare ogni giorno e nel portare avanti la missione che il Signore mi ha affidato, ma so di non essere solo in tutto questo e di poter contare soprattutto su di Lui che guida e sostiene i miei passi quotidianamente, e poi sui vicari parrocchiali e sulla mia intera Fraternità che non mi risparmia mai il suo prezioso supporto e mi dona serenità per portare avanti al meglio questo mio incarico di grande ma, nello stesso tempo, bella responsabilità.
Buon cammino fra Sebastiano, insieme alla tua fraternità, nella comunità diocesana leccese sui passi di Francesco, un uomo ‘piccolo’, che ha lasciato, però, tracce uniche e indelebili nella nostra storia di credenti, percorsi da riprendere che farebbero ancora oggi la differenza!