Per Novoli, ridente e bella cittadina della diocesi di Lecce sono i giorni del silenzio, del dolore e della riflessione.
L’entusiasmo e la creatività propri della gente del posto, come in un sogno, sono stati spazzati via, in un caldo weekend di giugno, dal gesto efferato di un marito, Matteo che, senza che nulla lo lasciasse presagire, ha posto fine alla esistenza di Donatella, sua moglie e madre delle sue due creature, prima di cedere anch’egli alla tentazione del suicidio.
E oggi è il giorno dell’ultimo abbraccio a questa giovane mamma: a presiedere il rito funebre trasmesso in diretta Facebook sulla pagina di Portalecce (GUARDA) presso la parrocchia sant’Andrea apostolo è stato l’arcivescovo Michele Seccia attorniato dai parroci della città. Presenti le autorità civili e militari di ogni ordine e grado.
In eventi di tale portata si annida il rischio di lasciarsi sopraffare dal dolore perdendo, in tal modo, la propria identità di credenti.
È stato il presule leccese che, nel pensiero omiletico (LEGGI IL TESTO INTEGRALE), ha voluto fornire la chiave interpretativa di questo avvenimento, cercando di leggerlo, per quanto possibile, alla luce del mistero pasquale di Cristo.
Ecco le parole di Seccia: “Novoli e l’intero territorio sono rimasti scossi da un avvenimento che non avremmo mai voluto che accadesse: l’omicidio di una donna innocente, Donatella, e il suicidio di un uomo, Matteo, autore dell’assurdo gesto omicida. Questo tragico evento non ci lascia indifferenti e, ancora una volta, ci domandiamo il senso di una vicenda illogica, assurda, priva di senso. Ancora commossi e intimamente toccati dall’uccisione di Donatella, facciamo nostre le parole del Salmista: ‘Dal profondo a te grido Signore. Signore ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia preghiera!’. Dal profondo del dolore e dell’angoscia, ti supplicano i genitori di Donatella, straziati da un vuoto incolmabile. Ti chiedono aiuto i due figli di due e sette anni, Diego e Sofìe, rimasti orfani dei loro genitori, ma che non saranno mai lasciati soli dalla nostra comunità. Piange Serena, la sorella, che da poco col suo sposo hanno accolto il dono della vita con la nascita del piccolo Mattia”.
Ed è il ricordo della dignità battesimale che rende ogni cristiano figlio di Dio per misericordia ad essere per ogni uomo o donna che si riconosca appartenente al Signore sprone e incoraggiamento.
È facile giudicare, condannare, schierarsi nel momento in cui si è toccati da vicende tanto dolorose che mettono alla prova financo il dono della fede.
Il cristiano è, invece, colui che, come il suo Signore, sa chinarsi sui drammi e sulle ferite altrui cercando di essere generatore di conversione.
Così l’arcivescovo di Lecce: “Ci sentiamo tutti inermi e quasi incapaci di reagire, paralizzati dalla sofferenza. Allora, ascoltiamo la voce dell’autore sacro che non confida negli uomini, bensì nell’amore di Dio: “Le misericordie del Signore non sono finite, non si è esaurita la sua compassione… è bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore!” (Lam 3,25-26). Solo nel silenzio possiamo ascoltare la voce di Dio. Solo il sacro silenzio può aiutarci a leggere all’interno dei nostri cuori. Solo nel silenzio possiamo rimarginare le ferite e lasciarci consolare da Dio”.
Con sano realismo e con cuore paterno, il pastore della chiesa salentina ha richiamato ogni fedele al significato del proprio esser presente al sacro rito; non per curiosare, né per compiere un semplice gesto d’addio che non è confacente alla identità di un discepolo del Signore, bensì il sapersi riscoprire intercessori che ri-consegnano a Dio una sorella nella fede che, seppur per breve tempo durante il pellegrinaggio terreno, è stata segno della tenerezza divina.
Ancora Seccia: “Oggi, allora, desideriamo affidare Donatella al Signore, nella certezza che ogni vittima è particolarmente cara e gradita agli occhi di Dio. Infatti, Gesù si è fatto vittima innocente per liberarci da ogni peccato e spalancarci le porte del Cielo. Per questo, possiamo con fiducia ritenere che Donatella sia stata gradita al Signore e, tolta da questo mondo così malato, ora possa godere pienamente dell’amicizia di Dio. Valgano per lei le beatitudini proclamate dal Signore nel Vangelo appena ascoltato. Le siano di conforto soprattutto quelle parole di Gesù in cui si proclamano felici gli afflitti dal dolore e gli innocenti perseguitati. Infine, sia per lei balsamo di vita, il Cuore squarciato del Signore Gesù, trafitto dall’odio degli uomini, ma grondante amore per l’intera umanità piagata dal peccato”.
Dallo sguardo celeste, allora, allo sguardo terrestre, uno sguardo che si fa accompagnamento, sostegno, cura e protezione per chi è rimasto privo della presenza di mamma Donatella: i piccoli Diego e Sofie verso i quali c’è l’abbraccio benedicente e genitoriale di ogni novolese, a cominciare da quello del vescovo che ha chiosato: “Sarà compito di noi tutti, occuparci dei piccoli Diego e Sofìe che affidiamo alla cura dei nonni, dei familiari e dell’intera comunità. Dinanzi a questa tragedia, vi sia l’abbraccio della solidarietà, il calore della fraternità e l’apertura di cuore di tutti noi. La misericordia e l’amore prevalgano sulle ruggini del rancore e del risentimento”.
Dopo i riti dell’ultima raccomandazione e del commiato, il gesto coraggioso del papà di Donatella, Fiorello che ha preso il microfono solo per ringraziare e per perdonare il gesto efferato di Matteo. Un gesto coraggioso accolto dall’assemblea con un lungo applauso mentre l’arcivescovo stringeva stringeva tra le sue braccia un padre piegato dal dolore.
Infine, il corpo di Donatella ha varcato per l’ultima volta la navata della sua comunità accompagnato da un lungo applauso che si è fatto preghiera al Signore della vita: per la defunta possa splendere la luce perpetua e per ogni uomo e donna di buona volontà ci sia l’urgenza di evitare ogni femminicidio, ogni omicidio per essere costruttori della buona umanità, quella che Cristo Gesù ha edificato con il suo mistero di passione, morte e risurrezione.