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Un anno di grazia per la comunità di San Cesario di Lecce e stato inaugurato con la solenne apertura della Porta Santa nella chiesa parrocchiale di Sant'Antonio di Padova.

 

 

 

Si è così aperto alla presenza dei fedeli tutti, dell’arcivescovo Michele Seccia, dei parroci della città e delle autorità civili l’Anno Antoniano.

La serata del 22 ottobre ha avuto inizio con i saluti istituzionali del commissario prefettizio, Valter Spadafina il quale ha detto: “È una festa che coinvolge tutti, non solo una amministrazione, non solo chi cura le anime, da vivere con impegno e giusta considerazione”. Poi il momento più emozionante che ha fatto tornare in mente quelle foto in bianco e nero della prima apertura della porta del tempio santo appena edificato e ha fatto rivivere il ricordo è stato l’apertura della Porta Santa per mano dell’arcivescovo.

Cinquant'anni fa nel territorio di San Cesario il forte carisma di don Giuseppe Tondo, parroco dal 1971 al 2007 (dopo di lui: don Giorgio Pastore dal 2007 al 2015; don Luciano Forcignanó dal 2015 al 2019; don Egidio Buttazzo dal 2019 ad oggi) ha fatto sì che potesse nascere una nuova parrocchia già nel dicembre del ‘68 mons. Francesco Minerva dava mandato affinché questa si potesse istituire. Successivamente la comunità parrocchiale ebbe a celebrare per la prima volta il sacramento dell'eucaristia nel salone parrocchiale il quale era provvisoriamente adibito come aula liturgica, come prima chiesa.

Nel 1971 così si completarono i lavori della grande struttura che avrebbe potuto accogliere quella nuova porzione di cittadini che andavano ad abitare le nuove case a seguito di un forte incremento edilizio chi si era registrato. La nuova parrocchia divenne così germoglio di vita comune ma anche di vocazioni il primo ad essere ordinato sacerdote nella chiesa fu don Gino Scardino, attuale arciprete di San Cesario di Lecce il quale ha ricordato come sia bello essere figli di una comunità e giungere a vivere il cinquantesimo anniversario dalla dedicazione della Chiesa parrocchiale. Oltre a lui, possono spezzare il pane della parola ed essere guida per i fedeli, altri quattro sacerdoti (don Luciano Forcignanó, don Fabio Casilli, don Salvatore Scardino, don Alberto Taurinodon Angelo Rizzo) nati sotto lo sguardo del grande crocifisso che domina il presbiterio e dal buon seminatore che è stato don Giuseppe con il suo esempio.

“Celebriamo il luogo o le persone che animano questo luogo? Il tempio di Dio siamo noi, il nostro cuore. E noi qui ci riuniamo intorno alla mensa, alla nostra casa - ha detto il pastore durante l’omelia -. Questa casa è il luogo dove Dio ci dà appuntamento e perciò noi oggi lo ringraziamo. Siamo una sola famiglia dove ognuno ha la sua parte e questo giubileo è il frutto di un solo corpo e un solo spirito guardando all’esempio di Sant’Antonio come modello per una vita che si nutre della Parola di Dio” Concludendo: “Vivete con gioia ed esultanza questi giorni di grazia e siate certi che la vostra preghiera sarà gradita al Signore e questa parte migliore non vi sarà tolta”.

Durante la santa messa è stata data lettura della Bolla di indizione dell’Anno Antoniano. Un anno incentrato sulla figura di Sant’Antonio a cui la chiesa è dedicata al fine di promuovere il suo esempio, inoltre, la Penitenzieria apostolica ha conferito l’indulgenza nei giorni dal 1 al 13 giugno e dal 7 al 10 ottobre.

 

 

 

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