Sono ormai passati diversi giorni da quando un diciassettenne per le motivazioni più oscure che vanno a collocarsi nella dark room della sua mente e della sua storia ha deciso di togliere la vita alle persone a lui più vicine.
Il suo fratellino, compagno di giochi e di tanti momenti di intimità vissuti insieme. La sua mamma. Colei che gli aveva dato la vita e che, per la sua natura di madre, della sua vita era la custode più vera e il ventre che continuava a generare la sua vita. Il suo papà. Colui che come tutti i nostri papà era il riferimento più certo. Il modello a cui guardare. La parola ultima sulle scelte di fondo ma anche su quelle quotidiane che possono rendere contento o scontento un adolescente ma che certamente hanno o dovrebbero avere la forza di orientare le scelte ultime.
Eppure tutto ormai sembrava dimenticato... altre notizie di nera, altri femminicidi. Altre case in cui si sono consumati gli stessi delitti e su cui si sono versati fiumi di inchiostro o si sono riproposte immagini su immagini... commenti su commenti... up o down sui social.
Ma ecco che ieri sera ancora una volta si è aperta una finestra, si è accesa una luce. Sono state dette delle parole che hanno cercato e ci hanno orientato a guardare oltre. Oltre il comprensibile orrore, le domande senza risposta... la bieca cronaca nera che tante volte sembra quasi essere pornografia dell'orrore... Una riflessione che legge l'oggi della storia che si è consumata lì a Paderno Dugnano e la sospende tra il cielo e la terra. Tra l'incontro tra il grande amore di Dio e la storia, spesso terribile e incomprensibile, che noi uomini, oggi Riccardo, sappiamo scrivere.
Per questo vogliamo riproporre il testo integrale dell'omelia (LEGGI) che ieri mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano ha proposto durante la celebrazione dei funerali di Lorenzo, Daniela e Fabio, fratellino e genitori di Riccardo. Figlio e fratello... figlio di questa nostra umanità e di questa nostra comunità ecclesiale, fratello di ciascuno di noi.